Si respira un'aria particolare in questi giorni al Teatro Duse.
E' in prova "Equus" di Peter Shaffer, una nuova produzione del Teatro Nazionale di Genova.
Ma
sullo stesso palcoscenico, esattamente cinquant'anni fa, "Equus"
aveva fatto la sua prima apparizione a livello nazionale con uno
spettacolo di grande successo che aveva fatto parlare di sé
almeno per due ragioni: la presenza di una scena di nudo
integrale e la regia di un giovane ventiduenne quasi debuttante,
Marco Sciaccaluga.
Oggi, la regia è affidata al figlio Carlo e la traduzione del
testo porta la firma di entrambi: "Ho rifatto la traduzione -
spiega - partendo dall'inglese e tenendo accanto quella di mio
padre. Era necessario cambiare qualcosa perché il testo richiede
un linguaggio contemporaneo e in cinquant'anni qualcosa è
cambiato." Lo spettacolo si avvale delle scene di Anna Varaldo e
delle musiche di Andrea e Leonardo Nicolini.
Il cast prevede Luca Lazzareschi (Marin Dysart, lo
psicanalista), Pietro Giannini (Alan), Pia Lanciotti (la madre
di Alan), Paolo Cresta (Frank), Camilla Semino Varo (Ester),
Giulia Prevedello (Jill). La storia è incentrata su Alan un
diciassettenne con la passione dei cavalli che una notte,
incomprensibilmente, acceca i suoi sei adorati cavalli. Il
compito di spiegare il gesto inconsulto spetta allo psichiatra
Dysart: più scava nella mente del ragazzo e più gli si presenta
un universo di passione fisica e mistica che lo mette di fronte
alla sua crisi esistenziale e lo porta a interrogarsi
sull'eterna lotta tra istinto e ragione, controllo e libertà".
"Equus - dice Carlo Sciaccaluga - è un'opera che interroga il
pubblico senza offrire risposte facili. E' una storia di
oppressione. Alan ha un desiderio profondo, assoluto, una forza
anche erotica che non riesce a trovare forma in una società che
lo schiaccia sotto il peso del conformismo". La scena sarà
vuota: "Una piattaforma di legno girevole, una dinamica dello
spazio vuoto alla Peter Brook con le parole che creano il
mondo". Una delle scene che cinquant'anni fa fece "scandalo" è
quella del nudo integrale: "Temo che un po' di scandalo lo farà
ancora. Ma è il testo stesso che conduce naturalmente alla
nudità dei corpi, in una visione mistica e spirituale dell'anima
e del corpo in senso erotico". Carlo Sciaccaluga ha già firmato
altre regie, questa tuttavia ha un sapore differente proprio per
il legame con il padre. "In effetti questo spettacolo mi dà una
sensazione diversa. E' un Totem di una gigantesca testa che
incombe su di me. E' una sorta di passaggio generazionale che
avverto soprattutto intorno a me anche se non sono molti quelli
che mezzo secolo fa videro quel debutto".
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