(di Andrea Gianni)
Ha raccontato di aver trovato il cadavere del marito, Antonino Faraci, accoltellato e colpito alla testa, nella casa dove viveva la coppia a Somma Lombardo (Varese), ma dalle sue parole sono emerse contraddizioni che presto hanno indirizzato i sospetti su di lei. La moglie della vittima, Melina Aita, 62 anni, è stata fermata la scorsa notte dai carabinieri di Varese e Gallarate con l'accusa di omicidio volontario e simulazione di reato. Dopo aver ucciso l'uomo, il 13 aprile, secondo le ricostruzioni degli investigatori, ha inscenato una rapina, mettendo a soqquadro le stanze per depistare le indagini e simulando il furto di una somma di denaro, ed è andata a trovare la figlia cercando di costruirsi un alibi.
La svolta è arrivata dopo cinque giorni di indagini, coordinate dalla Procura di Busto Arsizio, sul delitto che ha avuto come teatro una villetta di due piani in una zona residenziale del paese vicino all'aeroporto di Malpensa. La donna avrebbe colpito alla testa il marito 72enne con un soprammobile, un elefantino, trovato vicino al cadavere, infierendo con tre coltellate al torace e una, di striscio, al collo. Poi ha nascosto il coltello, che non è ancora stato rinvenuto, ed è uscita in auto per andare a trovare la figlia. Al suo ritorno verso sera, sempre secondo le accuse, ha finto di trovare il cadavere, riverso a terra nel salotto, è corsa in strada urlando e ha chiamato i vicini.
I carabinieri in un primo momento hanno vagliato la pista di una rapina finita nel sangue, anche se da subito sono emersi particolari anomali. Sulla porta e sulle finestre infatti non sono stati trovati segni di scasso e Faraci, invalido a causa di un ictus, difficilmente avrebbe potuto opporre resistenza a un aggressore. Particolari che presto hanno rafforzato l'ipotesi di un delitto maturato in famiglia, compiuto da una persona che conosceva la vittima e sapeva come muoversi nella casa. La svolta nelle indagini è arrivata anche grazie ai risultati dell'autopsia sul cadavere. Faraci sarebbe morto nel pomeriggio del 13 aprile quando la moglie, come hanno dimostrato i filmati delle telecamere di videosorveglianza installate sulle strade della zona, non era ancora uscita in auto per raggiungere Fagnano Olona, il paese ad alcuni chilometri di distanza dove abita la figlia.
Oltre alle contraddizioni nei racconti i carabinieri hanno raccolto una serie di altri indizi e, in attesa degli esiti degli esami affidati al Ris di Parma sull'auto e su numerosi reperti sequestrati durante i sopralluoghi nella villetta, la donna è stata fermata la scorsa notte nella casa della figlia, dove ha trascorso i giorni successivi all'omicidio. Durante l'interrogatorio in caserma si è avvalsa della facoltà di non rispondere e, al termine, è stata trasferita nel carcere di Monza. Comparirà lunedì davanti al gip di Busto Arsizio per l'interrogatorio di convalida del fermo, mentre sono in corso gli accertamenti per stabilire se abbia avuto dei complici. E' ancora al vaglio il movente del delitto, probabilmente non premeditato, forse avvenuto durante una lite scoppiata tra i due pensionati, che vivevano soli. Due figli abitano nel Varesotto, mentre il terzo figlio è residente negli Stati Uniti. La coppia, che in passato gestiva una piccola impresa di confezioni, era descritta dai vicini come ''tranquilla e riservata, in buoni rapporti con tutti''.
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