Ha partecipato praticamente tutto il paese ai funerali per Maria Cristina Omes e suoi due figli Giulia e Gabriele. Tre bare bianche sono state portate fuori dalla chiesa tra gli applausi e le lacrime. Tra esse la più piccola, lunga appena un metro, con un angioletto d'oro e un piccolo bouquet di rose bianche sulla cassa, quella del piccolo Gabriele di appena 20 mesi, ucciso con la sorella e la mamma.
Nel corso della cerimonia funebre a Motta Visconti (Milano) il vicario dell'arcivescovo di Milano, Mario Delpini, ha ripetuto più volte con solennità la frase: "C'è bisogno di silenzio". Il prelato, ricordando "l'eccesso di clamore mediatico" che ha accompagnato il caso della strage in famiglia del 14 giugno scorso nel piccolo centro del Milanese, ha detto che "il clamore delle notizie quando non c'è nulla da dire, l'ossessione delle immagini quando non c'è nulla più da vedere, ha aumentato la confusione dentro di noi".
''E' incomprensibile quanto accaduto, un gesto che ci devasta la mente e il cuore''. Lo ha detto il sindaco di Motta Visconti (Milano) Primo De Giuli. Durante la cerimonia funebre, nel corso di un breve intervento, il sindaco ha detto ''è accaduto sotto i nostri occhi increduli ma tutto questo non deve far vacillare la nostra comunità''.
Hanno chiesto di essere lasciati ''soli nel raccoglimento e nel dolore'' i familiari di Maria Cristina Omes e dei suoi figli Giulia e Gabriele. Per questo motivo, finita la cerimonia, il lungo corteo silenzioso che ha accompagnato le bare è rimasto all'esterno del cimitero.
La cugina dei due bambini avrebbe dovuto dormire nella villa della strage ma a causa di una febbre improvvisa era tornata a casa sua. Un'ora prima che accadesse la strage. A dirlo sono alcuni testimoni, a margine delle esequie.
Riproduzione riservata © Copyright ANSA