Nell'operazione che ha portato all'emissione di 14 ordinanze di custodia cautelare nei confronti di altrettanti nomadi romeni che sfruttavano anche mutilati e invalidi per l'accattonaggio, gli agenti della polizia locale di Milano hanno raccolto testimonianze video delle vessazioni a cui erano sottoposti i mendicanti. Nell'inchiesta si ipotizzano anche i reati di tratta di esseri umani e riduzione in stato di schiavitù.
In uno di questi video si vede un uomo, privo di una gamba, che viene picchiato perché non è riuscito a ottenere la somma quotidiana (50 euro). E' una donna la prima a prenderlo a calci in faccia mentre l'uomo piange. La donna impugna quindi un coltello e cerca di aggredirlo. L'arma passa di mano al marito che insegue il mutilato.
Delle 14 ordinanze di custodia cautelare ne sono state eseguite sei in quanto i restanti indagati si trovano in Romania ma, hanno spiegato gli agenti della polizia locale, come già accaduto altre volte, saranno con tutta probabilità rintracciati ed estradati. Questo anche perchè da tempo si è stabilita una stretta collaborazione con la polizia romena.
Non soltanto persone con serie menomazioni fisiche costrette a mendicare per le strade di Milano e pestate con violenza se a fine giornata non avevano in mano tra i 30 e i 50 euro, ma anche esseri umani letteralmente venduti come ai tempi dello schiavismo.
E' il quadro inquietante che emerge da un'inchiesta della Procura milanese che ha portato gli agenti della Polizia locale ad eseguire un'ordinanza di custodia cautelare in carcere a carico di una decina di persone. Si tratta di nomadi di origine romena, appartenenti a due diversi clan familiari, che avrebbero gestito per mesi il racket dell'accattonaggio nel capoluogo lombardo con un giro d'affari di decine e decine di migliaia di euro. L'inchiesta, coordinata dal pm Piero Basilone e condotta dal comandante della Polizia locale Tullio Mastrangelo, segue un' altra importante operazione che poco più di due anni fa aveva portato ad una dozzina di arresti, documentando "l'inferno" che un centinaio di romeni di tutte le età aveva vissuto per mesi nelle vie di Milano, costretti con sevizie di ogni genere a raccogliere l'elemosina o a dedicarsi ai furti. In questa nuova indagine, però, gli inquirenti hanno dovuto contestare addirittura il reato previsto dall'articolo 602 del codice penale che punisce chiunque "acquista o aliena o cede" uno schiavo, oltre alle più 'comuni' ipotesi di riduzione in schiavitù e tratta di schiavi. Almeno in un caso, infatti, come ricostruito nell'ordinanza firmata dal gip di Milano Simone Luerti ed emessa a carico di 14 persone, una vittima del racket sarebbe stata venduta da un suo familiare ad uno dei due clan di romeni e poi portata in Italia e costretta, a forza di botte, a chiedere le elemosina ai semafori o nei vagoni della metropolitana. Anche gli altri romeni "schiavi", in totale una ventina e alcuni dei quali con gravi problemi fisici, sarebbero stati reclutati direttamente in Romania, nella zona sud-est del Paese e non distante dal Mar Nero, e poi portati a Milano quasi sempre con la falsa promessa di un lavoro in città. Per poi ritrovarsi, invece, a strisciare per terra e mendicare. I loro aguzzini, infatti, li picchiavano se non riuscivano a portare come incasso a fine giornata almeno 30-50 euro ciascuno.
Un business per i presunti schiavisti da decine e decine di migliaia di euro, dato che le indagini, attraverso una serie di pedinamenti e intercettazioni, hanno ricostruito un'attività da parte dei due clan di romeni che è andata avanti quotidianamente negli ultimi mesi. Nel luglio del 2013, tra l'altro, erano arrivate alcune pesanti condanne, a pene comprese tra i dieci e gli 8 anni e 8 mesi di carcere, nei confronti di un gruppo di sette romeni che avrebbe reclutato illegalmente nel loro Paese d'origine una schiera di connazionali, in gran parte disabili, e li avrebbe costretti, anche in quel caso con sevizie di ogni genere, a mendicare ai semafori.
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