Vuole affrontare direttamente un processo in Corte d'Assise Massimo Bossetti, dopo che la Procura di Bergamo ha depositato la richiesta di rinvio a giudizio per omicidio aggravato e calunnia per il delitto di Yara Gambirasio, la tredicenne scomparsa da Brembate di Sopra il 26 novembre scorso e trovata uccisa tre mesi dopo.
Lo attende l'udienza davanti al giudice per l'udienza preliminare, alla fine di aprile, durante la quale il suo avvocato Claudio Salvagni non chiederà riti alternativi ma il non luogo a procedere. Due le aggravanti contestate per l'omicidio nella richiesta di rinvio a giudizio del pm Letizia Ruggeri: l'aver "adoperato sevizie e aver agito con crudeltà" e l'aver "approfittato di circostanze di tempo, di luogo e di persona tali da ostacolare la pubblica e privata difesa". Nella ricostruzione dell'accusa, Yara fu accoltellata al buio, in un campo isolato e il delitto fu commesso ai danni di una ragazzina impossibilitata a difendersi. La presunta calunnia da parte di Bossetti vede invece vittima Massimo Maggioni, uno dei suoi colleghi del cantiere di Palazzago, quello in cui lavorava all'epoca dell'omicidio di Yara. In uno degli interrogatori, il muratore di Mapello, secondo l'accusa, avrebbe cercato di sviare i sospetti su di lui, indirizzando gli investigatori sul collega. A carico di Bossetti, il Dna trovato sui leggins e sugli slip della vittima, le immagini esaminate dai carabinieri del Ros le quali rivelano come il suo furgone Iveco Daily si fosse aggirato per circa un'ora intorno alla palestra da cui scomparve la ragazza; poi le fibre di tessuto dei sedili del suo mezzo trovato sui pantaloni della ragazza. Non depongono a suo favore nemmeno le numerose incongruenze del suo racconto di come passò quel pomeriggio del 26 novembre e le ricerche nel suo computer riguardanti ragazze tredicenni con accanto dei riferimenti sessuali. L'argomento principale a suo carico, però, rimane la presenza del suo Dna nucleare sulla ragazza.
Il suo avvocato sembra intenzionato a proporre ai giudici della Corte d'Assise il problema della mancata corrispondenza tra il Dna mitocondriale trovato sui reperti piliferi sul corpo di Yara (che non è di Bossetti) e quello nucleare certamente del muratore. Una "contraddizione" rilevata dai giudici del Riesame di Brescia i quali, negando per la seconda volta la scarcerazione, avevano giudicato la questione "discutibile". Per i giudici "l'anomalia" denunciata dal difensore "non trova una soluzione netta", ma si tratta di una questione che potrà trovare una "composizione solo se saranno espletate indagini aggiuntive, in sede di perizia in dibattimento o nel corso di incidente probatorio". Nella fase della custodia cautelare, pero', per i giudici bresciani, "gli argomenti spesi non sono in grado di inficiare l'affermazione di appartenenza a Massimo Giuseppe Bossetti del Dna nucleare trovato nelle tracce biologiche corrispondenti al profilo genetico di 'Ignoto 1', in quanto vi e una piena compatibilità di caratteristiche genetiche, per 21 marcatori Str autosomici".
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