(di Andrea Gianni)
La studentessa Martina Levato era "ideatrice, promotrice ed organizzatrice" della presunta associazione per delinquere di cui facevano parte anche l'amante Alexander Boettcher e il bancario Andrea Magnani. E nel corso del processo avrebbe portato avanti "un'azione di manipolazione della verità, di inquinamento probatorio volto esclusivamente a scagionare Boettcher".
Anche per questo il pm di Milano Marcello Musso ha chiesto il massimo della pena per la bocconiana, già condannata a 14 anni di carcere assieme ad Alexander per aver sfregiato con l'acido lo studente Pietro Barbini: 20 anni di reclusione, già ridotti di un terzo per lo sconto di pena previsto dal rito abbreviato. Ha chiesto inoltre 14 anni di reclusione per Magnani, presunto complice anche lui imputato nel processo davanti al gup Roberto Arnaldi con al centro le aggressioni subite da Stefano Savi, sfregiato con l'acido il 2 novembre 2014, e da Giuliano Carparelli, che pochi giorni dopo riuscì a salvarsi schivando il getto della sostanza corrosiva. La ragazza è accusata, inoltre, di aver tentato di evirare Antonio Margarito, con cui aveva avuto un flirt. Mentre Magnani risponde anche del caso Barbini, Alexander è sotto processo per le aggressioni a Savi e Carparelli davanti al Tribunale di Milano, in quanto non ha scelto il rito abbreviato.
Al termine della requisitoria del pm, i legali delle vittime hanno chiesto maxi-risarcimenti. Ammonta infatti a 6,5 milioni di euro la somma chiesta dai legali di Stefano Savi e dei suoi genitori, gli avvocati Andrea Orabona e Benedetta Maggioni, a Martina Levato e ad Andrea Magnani. Il legale di Margarito ha proposto invece di condannare la studentessa a versare un risarcimento di 210 mila euro. Un somma alla quale si aggiungeranno le istanze delle altre parti civili - Barbini solo per la posizione di Magnani e Carparelli per entrambi - che verranno avanzate nella prossima udienza, il 18 dicembre.
Nella sua requisitoria, il pm ha sottolineato quindi che "è concreto e grave il pericolo di ulteriori comportamenti delittuosi" da parte della studentessa e di Magnani. Secondo il pm, inoltre, la "pericolosità attuale perdurante" dei due imputati "è ancorata oltre che all'oggettiva gravità delle condotte, al totale dispregio che gli stessi hanno mostrato di avere verso Barbini e altri soggetti". La pena chiesta per Martina, verso le quale il pm ha contestato le aggravanti dei futili motivi, dell'uso di sostanze corrosive, del numero di persone e della premeditazione, è quindi "inadeguata a rappresentare la gravità delle condotte realizzate, ma questo è il limite voluto dal legislatore".
A differenza di Martina, secondo il pm Musso il presunto complice è "meritevole di concessione delle attenuanti generiche" grazie anche al suo atteggiamento collaborativo, in quanto "senza le sue dichiarazioni l'episodio di Savi sarebbe privo di responsabili". Ma questo "comportamento" per il pm "non è meritevole di avere un trattamento premiale così rilevante" da comportare una riduzione della richiesta di pena e le attenuanti "devono essere riconosciute sub valenti rispetto alle aggravanti" contestate.
Prima che il pm prendesse la parola, Martina nel corso del suo interrogatorio è scoppiata a piangere in aula. "I miei genitori devono restare fuori da questa storia, la loro casa non era la 'base dell'acido'", ha spiegato rispondendo a una domanda sulla soda caustica trovata nell'appartamento a Bollate dove viveva con i genitori. Ma, secondo il pm, le sue sarebbero "lacrime di coccodrillo".
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