(di Andrea Cittadini)
Due mesi e più di indagini e ora quattro nomi sono finiti nel registro degli indagati. La svolta nel giallo dell'imprenditore bresciano Mario Bozzoli, scomparso la sera dell'8 ottobre dalla sua fonderia di Marcheno, è arrivato in tarda mattinata quando i carabinieri di Brescia hanno suonato alla porta di Giacomo e Alex Bozzoli, nipoti dell'imprenditore, e degli operai Oscar Maggi e Aboagye Akwasi, detto Abu. I quattro sono indagati a piede libero con l'accusa di concorso in omicidio volontario e distruzione di cadavere. Cambia dunque il titolo di reato in un fascicolo aperto inizialmente dalla Procura bresciana per sequestro di persona.
I quattro indagati sono le persone presenti in fonderia la sera della scomparsa di Bozzoli. Se Giuseppe Ghirardini, l'addetto ai forni scomparso sei giorni dopo il suo datore di lavoro e poi trovato morto, oggi fosse vivo anche lui risulterebbe indagato. Contro i fratelli Alex e Giacomo Bozzoli e gli operai Maggi e Abu ci sono sospetti, ma non prove. Per questo dopo ore in caserma a Brescia sono potuti tornare a casa, scortati dai loro legali e rigorosamente in silenzio. Mancano infatti gravi indizi di colpevolezza tali da far scattare una misura di custodia cautelare. Manca anche la prova che possa far dire con certezza che Mario Bozzoli sia finito nel forno della sua azienda come gli inquirenti continuano a pensare.
I quattro indagati entro martedì saranno nuovamente interrogati, ma nel frattempo la Procura ha disposto nuovi accertamenti irripetibili per operazioni di comparazione. Gli indagati sono anche stati sottoposti a perquisizioni domiciliari, che non avrebbero però portato ad elementi di particolare interesse. Contro i fratelli Alex e Giacomo Bozzoli si erano già concentrati i sospetti della moglie di Mario Bozzoli, che denunciando ai carabinieri la scomparsa del marito aveva fatto mettere nero su bianco un vero e proprio atto d'accusa nei confronti dei nipoti e del fratello dello scomparso. Proprio il fratello di Mario Bozzoli, Adelio, nel pomeriggio è stato ascoltato per ore dai carabinieri di Gardone Valtrompia, "ma nei sui confronti non ci sono provvedimenti" assicurano gli inquirenti che hanno poi aggiunto che i quattro indagati nulla hanno a che vedere con al morte dell'operaio Giuseppe Ghirardini, morto per avvelenamento da cianuro a cento chilometri di distanza da casa dopo aver fatto perdere per giorni le proprie tracce.
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