La corte d'Assise d'Appello di Milano ha confermato la condanna all'ergastolo per l'ex vice comandante della Polizia Locale Giuseppe Pegoraro che il 2 luglio 2013 sparò al sindaco di Cardano al Campo (Varese), Laura Prati, morta dopo 20 giorni in ospedale e ferì anche l'allora vicesindaco, Costantino Iametti. I giudici hanno accolto la richiesta del sostituto pg Daniela Meliota e hanno riformato parzialmente soltanto due imputazioni rispetto al primo grado: hanno condannato l'imputato per resistenza a pubblico ufficiale anche per aver sparato a due poliziotti mentre fuggiva e lo hanno assolto dall'accusa di detenzione di arma in relazione ad una bottiglia incendiaria. La pena finale resta comunque l'ergastolo. "Il sindaco non è stata uccisa da me, non è stata un'esecuzione, io ho mirato in basso, lei era affetta da una patologia di cui io non ero a conoscenza". E' in questo modo che si è difeso nel processo d'appello a Milano l'ex vicecomandante della Polizia locale Giuseppe Pegoraro che, il 2 luglio 2013, sparò al sindaco di Cardano al Campo (Varese) Laura Prati morta dopo venti giorni in ospedale. Alzando anche la voce in pochi minuti di dichiarazioni spontanee, Pegoraro, condannato in primo grado all'ergastolo per omicidio volontario e tentato omicidio anche del vicesindaco, ha insistito con la tesi difensiva della derubricazione in omicidio preterintenzionale.
"Io non sono il Rambo descritto dai giornalisti - ha detto - io ho soltanto ferito due persone, non ho mirato a organi vitali, sono un tiratore scelto e so mirare per uccidere, Prati non è stata uccisa da me, era affetta da una patologia". E ha poi raccontato lo "stato di disperazione" che "mi ha fatto compiere l'insano gesto".
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