Il bis fa meno rumore della prima volta. E anzi, a Pontoglio, nel Bresciano è ormai una regola. Se un cittadino straniero non sa parlare italiano tanto da non riuscire nemmeno a pronunciare la formula del giuramento viene rimandato. Tornerà in Comune solo quando sarà in grado di esprimersi correttamente. "Non è razzismo, ma coerenza" viene detto in questa porzione di provincia bresciana.
Il sindaco Alessandro Pozzi lo aveva già fatto un anno e lo ha rifatto. Ha negato la cittadinanza ad una donna marocchina, che da 21 anni vive a Brescia, ma che non parla italiano. Dovrà ripresentarsi entro l'estate così da ottenere il documento.
"La signora ha dimostrato non solo di non possedere il livello minimo di conoscenza della lingua italiana, ma, ancor più preoccupante, durante la cerimonia ha mostrato difficoltà nel capire la richiesta di pronunciare il giuramento richiesto dalla normativa" ha spiegato il primo cittadino di Pontoglio, a capo di una giunta di centrodestra.
Pozzi ha messo in dubbio "il processo di integrazione, sia a livello familiare che sociale. Non sta a me accertare se la persona parla o meno l'italiano, ma il giuramento deve essere pronunciato. E' un atto dovuto, e il sindaco deve agire sulla base del pronunciamento di tale formula".
Il Comune di Pontoglio offre corsi gratuiti di alfabetizzazione per stranieri, ai quali la donna di origini marocchine non avrebbe mai partecipato secondo quanto ricostruito dal sindaco del paese in provincia di Brescia. "Mi sembra evidente - sostiene Pozzi - che non abbia mai voluto integrarsi. La cittadinanza italiana è un traguardo importante che va oltre i confini del "pezzo di carta. Non è solo un atto burocratico, ma una promessa di rispetto reciproco e amore per la nostra nazione, e richiede un impegno profondo nel volersi veramente integrare".
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