"Domani al Pride di Milano ci andrò
con la Kippah colorata arcobaleno Lgbt che mi ha regalato
Raffaele Sabbadini, presidente di Keshet Italia, il gruppo
ebraico Lgbtqai+, e con la bandiera simbolo delle associazioni
ebraiche in tutto il mondo con su impressa la Stella di David".
Lo afferma, in una nota, il giornalista e massmediologo Klaus
Davi.
"Sarò a fianco del carro dell'associazione 'Certi Diritti'.
Non mi faccio intimidire dall'antisemitismo dilagante di parte
della sinistra (non tutta, va specificato). Se l'Arcigay ama
così tanto i nostri stessi assassini è un problema loro. Forse
avrebbero bisogno di uno psicologo", ha aggiunto.
"Rispetto al massimo la scelta di Keshet, del consigliere
comunale Daniele Nahum e del senatore Ivan Scalfarotto di non
partecipare ma io non sono fatto per gli aventini. Sono uno che
ama andare nella fossa dei leoni come ho dimostrato a San Luca
in Calabria, a Ponticelli (Napoli Est) e recentemente presso la
comunità islamica di Viale Jenner. Mi prenderò sputi e insulti?
Ormai - ha proseguito Davi - ci sono abituato". "Alice Redaelli,
presidente di Cig Arcigay Milano, auspica il cessate il fuoco?
Ma perché non si va a dichiarare lesbica a Gaza - conclude il
giornalista - invece di fare la splendida a Milano? È facile
teorizzare il genocidio standosene comodamente a Milano,
dottoressa Redaelli. Perché non va a manifestare con le bandiere
rainbow a Gaza City?".
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