Ci sono anche esponenti della
comunità ebraica di Milano al Pride che partirà a breve dal
viale antistante la stazione Centrale, per concludersi all'Arco
della Pace. Tra questi il direttore del museo della Brigata
ebraica Davide Romano e il giornalista Klaus Davi che hanno
deciso di sfilare nonostante il rifiuto dell'associazione queer
ebraica Keshet Italia di non aderire ai Pride nazionali, a causa
delle tensioni dopo il conflitto del 7 ottobre. Sono tante le
bandiere palestinesi che si vedono in corteo e anche qualche
cartello come quello con la scritta 'No Pride in Genocide'.
Inoltre ciò che viene contestato a Milano è uno degli slogan
scelto dal corteo, 'Cessate il fuoco a Gaza', con l'uso del
termine genocidio utilizzato per descrivere ciò che accade nella
Striscia. Gli esponenti della comunità ebraica sfilano con il
carro di "Certi diritti", organizzato insieme a Più Europa e
associazione Radicale Enzo Tortora. Sul carro è esposto anche il
cartello con la scritta 'Jews are Welcome' con lettere color
arcobaleno.
"Questo cartello è uno dei motivi che mi ha spinto a andare al
Pride - ha spiegato Davide Romano -, perché Certi Diritti ha
fatto un piccolo grande gesto di solidarietà verso il mondo
ebraico. Quindi sono qui nonostante le parole malate del
'documento politico' del Pride milanese che cancella totalmente
il massacro di 1200 ebrei il 7 ottobre, nonostante il
pregiudizio antisionista che li porta a evocare il genocidio da
parte di Israele, nonostante l'assenza di una sola parola contro
l'omofobia di Hamas che uccide le persone Lgbti".
"Rispettiamo la scelta sofferta di Keshet. Però io ritengo
che la testimonianza dell'unica democrazia in Medio Oriente che
ospita il Pride ci dovesse essere - ha detto Klaus Davi
sventolando una bandiera arcobaleno -. Mi è dispiaciuta la presa
di posizione di Alice Redaelli di Arcigay Milano sul genocidio
perché significa che non siamo bene accolti".
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