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In evidenza
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(di Bianca Maria Manfredi)
Regina in un Egitto fantastico? No
proprietaria di una galleria d'arte milanese a cui tutti
obbediscono, sullo stile della Miranda de Il diavolo veste
Prada.. Ha una ambientazione contemporanea (che nelle
scenografie ricorda la Fondazione Prada) L'Orontea, opera di
Antonio Cesti, del 1656, per la prima volta in scena alla Scala
(invero prima opera assoluta del compositore barocco messa in
scena al Piermarini, a parte una rappresentazione nel 1961 alla
Piccola Scala. Ma d'altronde, come ha spiegato il regista Robert
Carsen, "tutte le opere sono moderne perché lo erano quando sono
state scritte".
Ed è stato l'allestimento di Carsen, uno dei registi
internazionali più acclamati,, con le scene e i costumi diu
Gideon Davey, il protagonista della serata di ieri: forse più
della musica barocca eseguita dall'orchestra della Scala con
strumenti storici diretta da Giovanni Antonini.
Che sia ambientata in un luogo fantastico o nella città della
moda, dove si è appena conclusa la fashion week, L'Orontea
comunque resta una commedia degli equivoci. Con libretto e
partitura tipicamente barocchi,
Orontea (Stéphanie d'Oustrac) dice di non volersi innamorare
nonostante le insistenze di Creonte (Mirco Palazzi ). Vede però
e si innamora del bellissimo Alidoro (il controtenore Carlo
Vistoli) che si è appena salvato da un attentato. Di lui però si
innamora anche la provocante Silandra (Francesca Pia Vitale )
che per questo abbandona Corindo (Hugh Cutting). A tentare di
ucciderlo è stata Giacinta (Maria Nazarova) che si travesta da
uomo e assume il nome di Ismero. Ma di Ismero si innamora
Aristea (Marcela Rahal) la madre di Alidoro. Il tutto mentre
anche Giacinta si innamora di Alidoro, in un vortice di colpi di
scena e alleggerimenti affidati al servo buffo Gelone (Luca
Tittoto) e a Tibrini (Sara Blanch), da valletto tramutata in
bodyguard, fino al lieto fine con la scoperta che Alidoro è in
realtà il principe Floridano, rapito in fasce dai corsari. E il
vernissage che mostra le sue opere, quadri in cui lui è intento
a dipingere alcune delle tele più famose con nudi femminili,
dalla Nascita di Venere di Botticelli, alla Maya desnuda di
Goya, dal Dejourner sul l'erbe di Manet all'Origine del mondo di
Courbet.
Applausi alla fine per tutti i protagonisti di un titolo non
facile, in scena fino al 5 ottobre.
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