Orchestra ridotta e distanziata
con dieci violini rispetto ai 14 previsti, i tromboni che
suonano fuori dalla buca e non pochi problemi per far arrivare
la musica agli spettatori. Sarà così, nel racconto del direttore
d'orchestra Francesco Lanzillotta intervistato dall'ANSA, il Don
Giovanni di Mozart al tempo del Covid, in prima allo Sferisterio
di Macerata il 18 luglio in una nuova co-produzione con le
Chorégies d'Orange per la regia di Davide Livermore.
"Lo Sferisterio - dice Lanzillotta - è acusticamente generoso
per i cantanti, ma avido per l'orchestra, il cui suono se non
modulato attentamente non raggiunge nemmeno la quinta fila. Per
non correre il rischio di eseguire un'opera solo per noi stessi
dobbiamo forzare determinati scambi dell'orchestra, accentuando
la forbice delle dinamiche. Un intervento che ha richiesto non
pochi accomodamenti per esecutori e cantanti, che osservano il
distanziamento. Ma in questo momento - sottolinea Lanzillotta -
l'importante è andare in scena e dimostrare che non ci
arrendiamo".
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