Conferma della condanna all'ergastolo con isolamento diurno, senza attenuanti, per Innocent Oseghale, 32enne pusher nigeriano, per l'omicidio della 18enne romana Pamela Mastropietro, uccisa e fatta a pezzi il 30 gennaio 2018 a Macerata; il giorno prima la ragazza si era allontanata da una comunità terapeutica dove si trovava dall'ottobre 2017 con doppia 'diagnosi' di disturbo borderline e dipendenza da sostanze stupefacenti. Sono le conclusioni del procuratore generale di Ancona Sergio Sottani nel processo in Corte d'assise d'appello per omicidio volontario aggravato dalla violenza sessuale, distruzione e occultamento di cadavere. La requisitoria, suddivisa tra il pg e il sostituto Ernesto Napolillo, è durata oltre tre ore. A seguire le arringe degli avvocati di parte civile - tra i quali l'avv. Marco Valerio Verni, zio di Pamela, e legale della famiglia della giovane - e la prima parte di quella dell'avv. Simone Matraxia (co-difensore insieme a Umberto Gramenzi). La sentenza arriverà con ogni probabilità il 16 ottobre.
"Non vogliamo vendetta ma un processo e una sentenza giusti - ha detto Sottani citando nella sua requisitoria la poesia 'A tutte le donne' di Alda Merini - Nessuna attenuante per la condotta perpetrata in questa vicenda". Il sostituto pg Napolillo ha ripercorso l'intera vicenda, esprimendo "tristezza e amarezza per lo scempio. Difficile spegnere il sorriso di Pamela - ha osservato - Non è stata solo barbarie ma un furto di felicità a una ragazza sottratta alla famiglia, a chi l'ha conosciuta e alla società civile, tutta". Che Oseghale abbia ucciso e fatto a pezzi Pamela, secondo la Procura generale, sono ormai "certezze processuali": per l'accusa, il 32 enne approfittò della ragazza, stordita dall'uso di eroina che lei si era procurata per suo tramite, e della sua fragilità per consumare un rapporto non protetto che avrebbe scatenato la reazione di Pamela, uccisa per essere 'zittita'. Per l'avv. Matraxia, invece, le accuse di omicidio e violenza sessuale "non stanno in piedi"; il legale ha invitato la Corte a riconsiderare tutti gli elementi in giudizio prima di decidere.
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