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Carceri: attività rinserimento detenuti in uffici giudiziari

Carceri

Carceri: attività rinserimento detenuti in uffici giudiziari

Intesa vertici giustizia Marche-Amministrazione penitenziaria

ANCONA, 25 novembre 2020, 13:12

Redazione ANSA

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© ANSA/EPA

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   "Mi riscatto per il futuro" è il nome di un protocollo firmato nelle Marche per il reinserimento sociale di detenuti attraverso attività di pubblica utilità nell'ambito degli uffici giudiziari. I detenuti verranno impiegati in varie attività - per ora presso la sede della Corte di Appello e della Procura Generale di Ancona - quali, ad esempio, la piccola manutenzione dei locali di pertinenza degli Uffici, la sistemazione di archivi, attività di front-office o di cura delle aree verdi annesse alle sedi giudiziarie.
    L'accordo è stato firmato il 20 novembre dal il presidente della Corte di Appello di Ancona Luigi Catelli, dal Procuratore generale di Ancona Sergio Sottani, dal Provveditore Regionale dell'Amministrazione Penitenziaria dell'Emilia Romagna e Marche Gloria Manzelli, dal Presidente del Tribunale di Sorveglianza di Ancona Raffaele Agostini e dal Garante Regionale dei Diritti della Persona della Regione Marche Andrea Nobili.
    Le concrete modalità di svolgimento delle attività dei detenuti, individuati dalle singole Direzioni degli Istituti Penitenziari e per i quali saranno formulati programmi di trattamento ex art. 21 dell'Ordinamento Penitenziario, verranno definite con convenzioni tra Istituti Penitenziari e Uffici Giudiziari. Il Protocollo potrà estendersi anche ad altre sedi di uffici Giudiziari del distretto della Corte di Appello delle Marche, qualora fossero interessati.
    Obiettivo primario è dare piena attuazione all'art. 27 della Costituzione e favorire l'avvio di progetti di sensibilizzazione alla legalità, responsabilizzando e informando la collettività delle problematiche che coinvolgono la popolazione carceraria.
    Il Protocollo, al momento della durata di 18 mesi rinnovabili, assume i caratteri di una campagna di prevenzione al disagio sociale affinché il detenuto, attraverso l'impegno e la responsabilità del lavoro, possa individuare percorsi di vita alternativi al crimine.
   

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