"Nel 2020 nelle Marche il lavoro dipendente ha retto, i primi espulsi dal mercato del lavoro sono stati gli intermittenti, i precari, gli stagionali.
Il 2021 rischia di essere un anno spaventoso, con la fine della proroga della cassa integrazione per Covid, degli ammortizzatori sociali e del blocco dei licenziamenti".
Lo ha detto Giuseppe
Santarelli, responsabile Cgil Marche per il mercato del lavoro,
oggi in conferenza stampa insieme alla segretaria regionale
Daniela Barbaresi. Al centro dell'incontro, la fotografia di
10 anni di salari e di occupazione in regione, con i dati Inps
2009-2019 elaborati dal centro studi Ires Cgil Marche. Dati da
cui emergono la tenuta del lavoro dipendente (con 433mila
addetti, +2,3% in dieci anni), numero comunque inferiore ai
livelli pre crisi quando si registravano oltre 435mila
lavoratori, un trend comunque peggiore rispetto alle medie
nazionali e delle regioni del centro. Le forme di lavoro
precario sono cresciute nel periodo, più diffuse tra donne (al
50% rispetto al 20% degli uomini) e lavoratori under 30. In calo
l'occupazione giovanile. Sul fronte dei salari le retribuzioni
sono inferiori al valore medio delle regioni del Centro e
nazionale. Secondo Barbaresi, "nelle Marche si è poveri pur
lavorando. Più della metà dei lavoratori è precario o part time,
e un terzo ha salari al di sotto della soglia di povertà. La
ripresa occupazionale degli ultimi anni è rappresentata
prevalentemente da rapporti di lavoro precari, discontinui e a
tempo parziale. La sfida competitiva delle nostre imprese in
questa regione è ricaduta sulle spalle dei lavoratori, piuttosto
che con consistenti investimenti in innovazione e ricerca"
Barbaresi ha chiesto l'intervento della politica e "scelte
precise" della Regione Marche sul Recovery Fund.
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