"Nessuna minaccia all'assessore regionale Giorgia Latini, noi siamo un movimento pacifico di donne, abbiamo anche manifestato nel rispetto della normativa anti covid". Lo dice all'ANSA Francesca Bartolacci, dell'Udi di Jesi (Ancona), componente della Rete 194, una delle sigle che hanno organizzato tanti presidi sul territorio sabato a sostegno della legge 194. Presidi finiti nella bufera per le scritte su due cartelli esposti a Macerata: "La storia ce lo insegna: andiamo a bruciargli casa" e "questa è guerra". Scritte che l'assessore regionale, espressa dalla Lega, ex deputata, e ora titolare, tra le altre delle deleghe alla Cultura, all'Istruzione e alle Pari Opportunità, ha interpretato come minacce dopo alcune sue dichiarazioni sull'aborto: aveva espresso una posizione contraria a titolo personale. Frasi che però, insiste l'Udi, non erano rivolte a lei. "la prima è un meme, molto noto tra i giovani, tratto da una lezione dello storico Alessandro Barbero sul tumulto dei Ciompi del 1378. Che non si riferisce a Latini si capisce dal fatto che si parla di 'bruciargli' e non 'bruciarle', come sarebbe corretto dato che si tratta di una donna. Il significato è stato rovesciato dall'assessore in modo strumentale a proprio vantaggio. Non sono le donne che vanno a bruciare le case, ma le istituzioni che 'bruciano simbolicamente' i centri antiviolenza e i consultori, strutture al servizio delle donne". Quanto a "siamo in guerra" è lo slogan delle donne polacche, "intonato durante le manifestazioni in piazza contro le nuove leggi che hanno reso l'aborto completamente illegale, anche in caso di malformazione del feto. Anche in questo caso - sottolinea Bartolacci - non sono le donne a fare guerra alle istituzioni, ma il contrario. E anche in questo caso nessun riferimento all'assessore Latini.
Anzi, sorprende - rimarca l'esponente dell'Udi - che un'assessore alla Pari Opportunità, che dovrebbe occuparsi di tematiche di genere non lo conosca". In conclusione, "l'assessore non deve assolutamente sentirsi minacciata. Ma si prepari - conclude -, perché ci saranno altre manifestazioni, tutte assolutamente pacifiche, perché sui diritti delle donne non arretriamo".
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