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Traffico rifiuti: avviso chiusura indagini per 21

Traffico rifiuti

Traffico rifiuti: avviso chiusura indagini per 21

Ccf, 640mila tonn. residui. Corruzione, abuso ufficio, falso

ANCONA, 05 febbraio 2021, 12:34

Redazione ANSA

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- RIPRODUZIONE RISERVATA

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I carabinieri forestali di Ancona, Macerata e Rimini hanno notificato gli avvisi di conclusione delle indagini preliminari a 21 indagati ed a 5 società nell'ambito di un'indagine relativa ad un traffico illecito di rifiuti iniziata nel 2018, diretta dalla Procura Distrettuale Antimafia di Ancona e condotta dai militari del Gruppo forestale di Ancona. Contestati traffici illeciti di oltre 640mila tonnellate di rifiuti speciali, furto, corruzione, reati fiscali, abusi d'ufficio e falsi documentali. Tra gli indagati, titolari e amministratori di aziende (di trattamento rifiuti, ma anche edili e agricole), funzionari pubblici di enti locali, un tecnico di laboratorio, un ex sindaco di Arcevia (Ancona).
    Nell'ambito della stessa indagine, denominata 'Fango e Cash', erano state eseguite nel marzo 2020, misure cautelari personali a carico di 5 persone e sequestri per un valore complessivo di euro 4,9 milioni di euro. Nell'ambito dell'attività di polizia giudiziaria, sono state sequestrate 4 società (3 con sede legale in provincia di Ancona e una nel Riminese). I rifiuti speciali da demolizione, terrosi e organici, anche contaminati da inquinanti, tra cui idrocarburi, catrame, plastiche e metalli, provenienti da 50 cantieri nelle province di Ancona e Macerata venivano occultati (anche con scavi abusivi) in cave, terreni, impianti di gestione rifiuti con formulari di trasporto e certificati di analisi falsi. Accertati oltre 4.300 illeciti amministrativi per un importo complessivo di 14,6 milioni contestati a 188 società con sede legale in 17 provincie italiane di Marche, Abruzzo, Emilia Romagna, Lombardia, Puglia, Campania, Umbria e Lazio. Per i rifiuti non venivano pagate le spese di recupero e conferimento presso siti autorizzati, con un abbattimento dei costi che permetteva ad alcuni indagati di acquisire appalti presso numerosi cantieri della provincia di Ancona, evitando la concorrenza delle altre aziende locali.
   
   

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