"Mi riesce difficile pensare ad un
commento della sentenza diverso da quello, ovviamente asciutto,
di Guseppe Fici, pg di udienza" al processo sulla cosiddetta
trattativa Stato-mafia in Corte di appello a Palermo, che ha
ribaltato la sentenza di primo grado, con una valanga di
assoluzioni per gli ex ufficiali del Ros e l'ex senatore
Marcello Dell'Utri e la condanna dei capimafia Bagarella e Cinà.
Il commento è dell'ex presidente della Regione Marche ed ex
magistrato in Cassazione Vito D'Ambrosio, che sostenne l'accusa
contro la mafia al maxiprocesso di Palermo, istruito da Giovanni
Falcone e Paolo Borsellino. Fici si era limitato a dire
"aspettiamo le motivazioni e leggeremo il dispositivo" dopo la
sentenza. Per D'Ambrosio è "più difficile ancora comprendere le
posizioni di magistrati stupiti o peggio per una sentenza di
appello che modifica profondamente quella di primo grado.
Probabilmente si arriverà in Cassazione, dove si potrebbe avere
un esito ancora diverso. La Costituzione e la professione
dovrebbero aver reso chiari questi concetti a chi fa il
magistrato". "Io non ho mai condiviso l'impostazione di quel
processo, né in fatto, né in diritto - sottolinea -, ma non
faccio il tifo. Specie non avendo letto le carte. Mi sarebbe
piaciuto che pm e giudici di quel processo fossero stati sobri,
lasciando gli spalti del tifo agli ultras. Sento però di dover
ancora più apprezzare la posizione di Fiandaca e Lupo,
fortemente ma motivatamente critica fin da subito" conclude
D'Ambrosio.
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