Sono arrivati al Museo Archeologico di Jesi, dove saranno esposti a breve, circa mille dei 30mila reperti archeologici rinvenuti nel 2017 dai carabinieri del nucleo Tutela Patrimonio Culturale delle Marche nella cantina di un pensionato jesino. Si tratta di manufatti di varie epoche e fatture (ceramiche, vetri, mosaici, metalli, laterizi, databili tra il XIII a.C. e il IV secolo d.C.) in parte frutto di 30 anni di scavi clandestini in Vallesina, in altri casi provenienti da varie zone d'Italia, e che il l'uomo collezionava.
Dopo il sequestro da parte dei Carabinieri, comandati all'epoca dal ten. col. Carmelo Grasso, i reperti archeologici sono giunti alla Soprintendenza Archeologica delle Marche che ne sta studiando epoca e provenienza. Una parte dei manufatti sono stati dati in custodia ai Musei Civici di Palazzo Pianetti a Jesi, e saranno esposti in mostre tematiche e percorsi didattici. Oggi, a Jesi, li hanno presentati l'assessore alla cultura Luca Butini e la direttrice dei musei civici Romina Quarchioni. Tra gli oltre mille reperti, ha fatto sapere Butini "sono circa 300 quelli originali, gli altri sono dei falsi ma comunque di valore, spesso antichi, e di grande interesse artistico".
Tra i reperti, spicca una rara terracotta greca a figure rossa, la cui forma a uovo riporta al mito dell'uovo cosmico da cui avrebbe avuto origine l'universo. E poi, ancora, monete di oro e di argento, dal V al I secolo a.C, reperti del paleolitico e del neolitico, monili in argento e bronzo, buccheri di epoca etrusca, ceramiche e manufatti in pasta vitrea. Molto i soggetti a tema erotico.
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