"Sei arrabbiata? Come va? Dai
usciamo per un aperitivo...". Qualche mese dopo lo stupro di
gruppo subito il 24 aprile scorso a Porto Recanati (Macerata), e
le minacce estese alla famiglia affinché non parlasse, una
35enne di Ancona, commessa in un negozio, sarebbe stata
contattata dal presunto stupratore come se nulla fosse accaduto.
La circostanza, insieme alla 'visita' in negozio di un altra
persona coinvolta, consigliarono alla donna, che nel frattempo
aveva denunciato in Questura di Ancona, di fornire gli elementi
per identificare gli aguzzini dopo i timori iniziali. Nei giorni
scorsi, su ordine del gip di Macerata Claudio Bonifazi chiesto
dal pm Rosanna Buccini, la Squadra Mobile di Ancona aveva
arrestato due uomini per concorso nella violenza di gruppo
commessa dopo un party, a base di alcol e cocaina, in
un'abitazione diversa, durante la zona arancione Covid.
Ora si cerca il 'terzo uomo' che la 35enne non conosceva e di
cui diede solo una descrizione di massima. In carcere sono già
finiti un 44enne campano, insegnante di sostegno, che lavora in
un'istituto tecnico superiore dell'Anconetano, accusato di aver
materialmente abusato della donna, e un 52enne muratore
piemontese, che, insieme al terzo uomo l'avrebbe bloccata
durante lo stupro a casa del docente. Gli indagati, che si
dicono estranei alle accuse, sono rimasti in silenzio davanti al
gip.
La Mobile, guidata da Carlo Pinto, attende le deleghe per
sentire altri potenziali testimoni. La 35enne riferì che i tre,
durante il party, le chiesero di accompagnarli in auto a
prendere del vino perché era terminato; e che poi invece si
consumò lo stupro. Impaurita dalle minacce del prof ("sono come
Batman - le avrebbe detto -, una persona diversa da quella che
appare"), li riaccompagnò al party, e tornò a casa: poi la corsa
in ospedale, l'attivazione del codice rosso e la denuncia.
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