Appello bis ma solo relativamente all'aggravante della violenza sessuale per Innocent Oseghale in relazione alla morte di Pamela Mastropietro, la 18enne romana il cui corpo fatto a pezzi fu trovato in due trolley nella campagna maceratese il 31 gennaio 2018: il pusher era stato condannato all'ergastolo dalla Corte d'Assise d'Appello di Ancona, confermando la sentenza di primo grado. La Cassazione ha rigettato il ricorso dei difensori dell'imputato relativamente alla condanna per i reati di omicidio volontario, vilipendio e la distruzione di cadavere, ma ha inviato gli atti alla Corte d'appello di Perugia per la violenza sessuale. Secondo i legali di Oseghale, questo potrebbe portare una rideterminazione della pena, che potrebbe scendere a 30 anni. Tra i familiari della ragazza non si nasconde la delusione per la decisione presa oggi dalla Suprema Corte dopo alcune ore di camera di consiglio. "La madre di Pamela è amareggiata, per lei è un supplizio" commenta il legale Marco Valerio Verni, zio della ragazza. Oseghale aveva incontrato Pamela, che si era allontanata da una comunità di recupero, il 30 gennaio 2018, mentre lei era alla ricerca di droga. I due andarono poi nell'appartamento dell'uomo, dove la ragazza morì: per overdose secondo Oseghale, che ha sempre negato di averla violentata e di averla uccisa, ammettendo però di avere fatto a pezzi il cadavere per disfarsene. Secondo l'accusa invece, lui avrebbe abusato di lei mentre era sotto l'effetto dell'eroina e poi l'avrebbe uccisa a coltellate, per impedire che lo denunciasse. La Procura generale aveva chiesto l'inammissibilità in toto del ricorso presentato dai legali dei Osghale, Umberto Gramenzi e Simone Matraxia.
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