L'architettura 'morbida' come
paradigma per affrontare il futuro degli spazi urbani, in quanto
reattiva, adattabile al contesto - urbano, sociale e climatico -
inclusiva e votata alla sostenibilità, è stata al centro di due
momenti organizzati al Padiglione Italia di Expo 2020 Dubai
focalizzati su i-Mesh, un tessuto e una tecnologia nati nelle
Marche, a Numana, testimone di questa tipologia di architettura
e protagonista all'esposizione universale. Il materiale Made in
Italy, composto di fibra e di resina, è stato infatti utilizzato
per realizzare 2,7 chilometri di coperture retrattili per le
strade del sito della manifestazione.
La giornata ha visto un primo incontro per la proiezione del
film documentario "Softness. I-Mesh, designing the city",
seguito dal forum "Architettura Morbida. Un processo adattivo
per la rigenerazione urbana in tempo di pandemia". "Anni fa
chiedemmo all'Università di Camerino di caratterizzare il nostro
approccio all'architettura" e attraverso questa collaborazione
"siamo giunti a coniare il termine architettura morbida", ha
spiegato Alberto Fiorenzi, fondatore della startup I-Mesh. "Il
comparto del costruito è responsabile della creazione 40% di CO2
prodotto nel mondo. È giunta dunque l'ora di agire".
"Innovazione e sostenibilità sono due dogmi su cui è bene
favorire la concentrazione del nostro mondo imprenditoriale e di
ricerca, in questa settimana abbiamo avuto esempi di come questa
ricetta possa essere redditizia e salutare", ha detto
l'assessore al Bilancio della Regione Marche, Guido Castelli.
Nel corso del forum, l'architetto Werner Sobek e Maria Federica
Ottone, Gabriele Mastrigli, Luca Garofalo, Dajla Riera
dell'Università di Camerino hanno evidenziato come
l'architettura morbida, intesa come 'intelligente', sia
l'approccio vincente per il futuro.
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