"I miei genitori si sono rifugiati
nel bunker da alcuni giorni, sotto l'azienda di mio padre, ma lì
non c'è connessione Internet, allora mia madre esce fuori per un
momento, giusto il tempo di mandarmi un messaggio: mi scrive
ogni giorno per dirmi che sono vivi e di non piangere, di andare
avanti". A raccontarlo all'ANSA è Yevhenia Stoianova, 22enne
ucraina, che vive ad Ancona dove frequenta un master
all'Università Politecnica delle Marche. Il pensiero però torna
sempre a Voznesensk, città nel sud del Paese, dove vivono i suoi
genitori. Negli ultimi giorni, la sua città d'origine, dove
sorge la centrale nucleare dell'Ucraina del Sud è assediata dai
russi. E l'allarme la notte scorsa per la centrale di
Zaporizhzhia ha fatto salire ancora di più la tensione. "La mia
famiglia mi racconta di sentire il rumore delle bombe, delle
pistole e delle sirene che suonano in continuazione. Ho tanta
paura per loro - dice Yevhenia -: i primi giorni in cui i russi
hanno iniziato ad attaccare, non sono riuscita a dormire neanche
un secondo, riuscivo solamente a piangere. Penso a loro che
stanno là, rinchiusi in un bunker, sotto terra, mentre io sono
qui ad Ancona e posso fare una vita normale, mi sento in colpa".
Yevhenia è venuta a studiare ad Ancona perché qui vive il suo
ragazzo. In Ucraina, oltre che con la sua famiglia, è in
contatto anche con gli amici di una vita. "Ho saputo pochi
giorni fa che un mio conoscente, un ragazzo di 24 anni è morto
combattendo, sono rimasta scioccata". La guerra in Ucraina per
la 22enne è "una battaglia per difendere la nostra libertà, i
nostri diritti. Non vogliamo vivere come i russi, sotto
dittatura".
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