In un'azienda di servizi in agricoltura del Maceratese, già sottoposta ad amministrazione giudiziaria per caporalato, il datore di lavoro aveva predisposto un'attività illecita per far avere i permessi di soggiorno sfruttando la recente procedura di emersione: i Carabinieri per la Tutela del Lavoro Nucleo Ispettorato Lavoro (Nil) di Macerata hanno accertato che cittadini stranieri erano costretti a pagare 6mila euro per regolarizzare la loro posizione in Italia; la somma, secondo l'accusa, veniva consegnata, in contanti, al titolare dell'azienda che si occupava anche di formalizzare i contratti di lavoro, in alcuni casi fittizi perché gli stranieri non svolgevano alcuna attività lavorativa presso quella azienda. Indagato titolare dell'azienda, presunto reclutatore e sfruttatore di manodopera clandestina che avrebbe organizzato un mercato sommerso di permessi di soggiorno.
L'indagine era partita dopo la verifica, nell'ambito di controlli sulle procedure di sanatoria per migranti introdotta dal 'decreto rilancio' del 2020, di molteplici contratti registrati e presentati dalla ditta e per il sospetto che fossero stati stipulati al fine di consentire un illecito arricchimento del datore di lavoro.
Il modus operandi, secondo gli investigatori, era consolidato e noto anche fuori provincia in quanto vari stranieri, provenienti da varie zone d'Italia, si rivolgevano all'indagato, che stipulava un formale contratto di lavoro, gli garantiva, dietro compenso, un posto letto in abitazioni insalubri o non agibili e utilizzava i lavoratori, privi di permesso di soggiorno, ma in fase di emersione, nei campi nel Maceratese e nel Fermano, sottoponendoli a gravi condizioni di sfruttamento; percepivano retribuzione economica ma erano costretti a restituire gran parte dello stipendio. I militari hanno raccolto denunce di alcuni di loro e per questo, come previsto dal decreto 286 del 1998, l'autorità giudiziaria ha previsto il rilascio ad alcuni del permesso di soggiorno provvisorio.
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