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Ucraina: assessore, nelle Marche 4.800 profughi

Ucraina: assessore, nelle Marche 4.800 profughi

Flusso cresce, ma rallenta. Allo studio corsi formazione lavoro

ANCONA, 12 aprile 2022, 18:23

Redazione ANSA

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- RIPRODUZIONE RISERVATA

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"Il flusso dei profughi ucraini nelle Marche cresce, ma più a rilento di quanto potevamo attenderci, e comunque è meno pressante rispetto ad altre Regioni italiane". Lo fa sapere l'assessore regionale alla Protezione Civile Stefano Aguzzi al termine di una call nazionale tra le Regioni sull' accoglienza ai profughi legata al conflitto in Ucraina. "Nelle Marche la presenza di ucraini in fuga dalla guerra si attesta attorno alle 4.800 unità circa" spiega l'assessore, sottolineando che "la richiesta avanzata dalle Regioni al Governo, per fronteggiare questa emergenza, è quella di rendere operativo tempestivamente il sostegno economico previsto per i profughi, in modo da alleviare la pressione sulle famiglie che stanno provvedendo all'accoglienza". Il timore che hanno espresso un po' tutte le Regioni, incluse le Marche, è quello che "chi ha messo a disposizione una abitazione momentaneamente libera per ospitare queste persone, con il protrarsi del conflitto, debba rientrarne in possesso". Per questo "abbiamo chiesto al Governo di prevedere accordi con il terzo settore per disporre di ulteriori posti". La Regione Marche ha stretto una intesa con gli albergatori per l'accoglienza dei profughi, "ma riguarda solo per un pronto intervento nelle prime fasi, poi occorre una sistemazione più strutturale". E con il protrarsi del conflitto la Regione Marche sta valutando la possibilità di corsi di formazione per gli ucraini in età da lavoro. Secondo Aguzzi, potrebbero essere impiegati "in quei settori, come il turismo, dove gli operatori fanno più fatica a reperire personale, ad esempio hotel, ristoranti e i bar". "Gli uffici della Regione stanno lavorando a questa ipotesi, visto anche che i bambini vengono integrati nel sistema scolastico" aggiunge l'assessore.
    Allo studio anche corsi di formazione in lingua italiana, per favorire l'integrazione, e di potenziale inserimento al lavoro.
    "Chiaramente queste persone al termine del conflitto vorranno rientrare nel loro Paese, ma intanto si offre loro l'occasione di sentirsi utili e nel contempo si va incontro alla richiesta di personale dal settore turistico, specie con l'estate alle porte" conclude.
   

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