"Il mio corpo è puro dolore, non ho
speranza di miglioramento. Sono prigioniero di una non
esistenza. Per questo voglio morire" E' l'appello lanciato da
Antonio, il secondo italiano, dopo Mario (tutti e due sono nomi
di fantasia) che ha fatto ricorso ai tribunali per vedere
riconosciuto il diritto alle verifiche delle sue condizioni per
poter accedere al suicidio assistito, legalizzato dalla Corte
Costituzionale alla presenza di quattro condizioni. Dopo mesi di
battaglie legali, Mario ha ottenuto il parere positivo del
Comitato Etico Regione Marche. Antonio attende ancora e insieme
all'associazione Luca Coscioni, sta per notificare all'Asur
(Azienda Sanitaria Unica Regionale ) "un'altra diffida, la terza
dall'inizio della sua vicenda per tentare di sbloccare la
situazione - spiega l'avv. Filomena Gallo, che fa parte de suo
collegio legale -. Da febbraio si sono concluse le visite di
verifica della sua condizione, ma ancora non arriva il parere
del Comitato Etico e Antonio continua a soffrire, ogni giorno di
più"; L'avv. Gallo osserva che se il testo della legge sul fine
vita fosse confermato al Senato, dopo l'approvazione alla
Camera, avrebbe gravi effetti discriminatori nei confronti di
alcuni pazienti". Antonio, dal canto suo, chiede ai politici di
"uscire dal vostro egoismo, pensate a me e ai tanti come me,
aiutateci a morire"..
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