"Occorre lavorare sulla
prevenzione" e "segnalare gli episodi di violenza di cui si
viene a conoscenza". Così lo psichiatra Paolo Crepet commenta
l'omicidio a Civitanova Marche dell'ambulante nigeriano Alika
Ogorchukwu da parte di un 32enne italiano. "I social ci stanno
mostrando che le persone sono pavide e vigliacche - dice a
proposito della reazione di chi ha assistito alla tragedia,
magari registrandola sui telefonini, mas senza fare nulla -
preferiscono immortalare una persona agonizzante piuttosto che
intervenire. Comunque è una reazione che mi sorprende molto,
capisco che alcuni possono aver avuto paura ad intervenire, ma
questo segnala che siamo diventati indifferenti: non è solo chi
filma e riprende, la maggior parte delle persone è indifferente
a quello che succede". Invece "la violenza non nasce da un'ora
all'altra e va sempre segnalata". E secondo lo psichiatra "c'è
un evidente problema di integrazione, che deriva da una cultura
antica che affonda le proprie radici nel secolo scorso, nelle
leggi razziali e nelle colonie. C'è una diffidenza atavica verso
il diverso: in Italia si muore perché si è neri, perché si è
omosessuali, perché si è donne, si muore perché si è bambini. Si
tratta di una cultura autoritaria dove è assente l'educazione al
rispetto".
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