No ad una "regionalizzazione della
ricostruzione". E' la posizione di Irene Manzi, capolista Pd
alla Camera dei Deputati nelle Marche, e di Fulvio Esposito,
candidato all'uninominale del Maceratese e ex rettore
dell'Università di Camerino. "È incomprensibile come nel momento
in cui la ricostruzione e il suo iter burocratico si sono
finalmente avviati e le istituzioni locali hanno un
interlocutore stabile, serio ed affidabile - scrivono in una
nota congiunta - si decida di cambiare tutto in corso d'opera,
proponendo di affidare alle Regioni la gestione del processo di
ricostruzione". "Segnaliamo - aggiungono - che sono state
stanziate risorse importanti - 1,7 mld dal Governo Conte e 6 mld
dal Governo Draghi per la ricostruzione privata - e che le
Regioni godono già di ampi poteri che sarebbe sufficiente
esercitare. Prima di ogni cosa - insistono - sarebbe necessario
completare il codice delle ricostruzioni per non trovarsi ogni
volta ostacolati dalle mille leggi nate sull'onda della singola
calamità e proseguire con la realizzazione dei progetti
finanziati con le risorse citate". "Tuttavia - osservano Manzi e
Esposito -, sembra evidente che le forze politiche che
amministrano la Regione destinataria della maggior parte delle
risorse per la ricostruzione siano più attratte dalla gestione
dei fondi che dalla efficienza dei processi. Non si spiega in
altro modo l'idea balzana di mettere da parte chi le ha gestite
fin qui con competenza, onestà ed imparzialità, secondo la
logica del buon padre di famiglia. Siamo molto preoccupati -
incalzano - e respingiamo con assoluta decisione la proposta
dell'amministrazione Acquaroli di indirizzare il processo di
ricostruzione verso una più accentuata regionalizzazione. Così
si fa tutto tranne che il bene dei cittadini marchigiani"
concludono.
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