Un imprenditore edile e immobiliare di origine calabrese, da oltre 20 anni insediato nelle Marche, che risulta imputato a Palermo per riciclaggio in favore di cosa nostra per fatti avvenuti tra 2014-2015, nonostante redditi contenuti, avrebbe costituito in territorio marchigiano anche con l'interposizione fittizia di vari soggetti, un articolato sistema di società, nascondendone la riconducibilità a sé, per trasferire beni, giustificare spese, abbattere utili anche con fatturazione inesistenti, parcellizzare e riciclare denaro celando la disponibilità di proventi di reati. Lo avrebbero accertato le investigazioni della Polizia, Divisione anticrimine della questura di Macerata, in collaborazione con il Servizio Centrale anticrimine. Sulla base delle indagini, è stato eseguito un sequestro del valore di 6 milioni di euro, finalizzato alla confisca, emesso ai sensi della normativa Antimafia, dal Tribunale sezione misure di prevenzione di Ancona, su proposta formulata congiuntamente dal Questore e dal Procuratore di Macerata.
Sono state 'congelate' le quote e l'intero compendio aziendale di 14 società operanti nel settore immobiliare ed edilizio, 27 fabbricati, 44 terreni, tre veicoli e numerosi rapporti finanziari per un valore complessivo stimato di circa sei milioni di euro. Beni e società, secondo gli investigatori, riconducibili all'imprenditore sottoposto a sorveglianza speciale dal 2020 per 3 anni, con obbligo di soggiorno. L'uomo, riferiscono gli investigatori, fu coinvolto in passato in vicende processuali per reati tributari, finanziari, fallimentari, contro il patrimonio, la pubblica amministrazione, in materia di rifiuti; risulta imputato a Palermo per riciclaggio aggravato dalle finalità mafiose, in quanto secondo indagini della Dda palermitana, avrebbe avuto legami con cosa nostra nel periodo 2014-2015.
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