La pasta Made in Marche cresce di
appeal all'estero con l'export che fa segnare un +48,6% nel
primo semestre 2022 rispetto allo stesso periodo dello scorso
anno. Lo spiega Coldiretti Marche in occasione del World Pasta
Day che si festeggia il 25 ottobre sulla base dei dati Istat,
che segnano un valore di 11,5 milioni di euro nel periodo. Le
Marche sono la quarta regione d'Italia per produzione di grano
duro con circa 100mila ettari dedicati (quasi 10mila in
biologico) e nel giro di una decina di anni ha raddoppiato la
capacità di molitura, secondo i dati Ismea. Oggi la capacità di
molitura regionale supera le 1.000 tonnellate al giorno. "Sono i
cugini francesi - spiegano da Coldiretti Marche - i più grandi
acquirenti della pasta marchigiana davanti a Stati Uniti e
Germania. Questi tre Paesi coprono da soli oltre la metà
dell'export". Una produzione che nel tempo ha portato alla
riscoperta di grani antichi come Saragolla, Senatore Cappelli e
la Jervicella, di recente menzionata nel grande libro dei
Sigilli di Campagna Amica, specie vegetali e animali o
produzioni agricole abbandonate nel corso degli anni che
avrebbero rischiato l'estinzione senza l'impegno degli
agricoltori custodi nel loro recupero e nella vendita diretta
per farli valorizzarli e farli conoscere ai consumatori. Un
fenomeno che ha favorito anche il moltiplicarsi di marchi di
pasta che garantiscono l'origine nazionale al 100% del grano
impiegato, impensabile fino a pochi anni ma ormai patrimonio di
quasi tutti i principali brand. "Per acquistare la vera pasta
Made in Italy 100% - precisa la Coldiretti - basta scegliere le
confezioni che riportano le indicazioni "Paese di coltivazione
del grano: Italia" e "Paese di molitura: Italia". Una scelta di
qualità ma anche un sostegno all'economia nazionale in una
situazione in cui sono esplosi i costi di coltivazione dei
cereali sono arrivati quasi a raddoppiare (+80%) per la crisi
scatenata dalla guerra secondo elaborazioni Coldiretti su dati
Crea".
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