Donne ebree nei campi di concentramento separate dai figli subito uccisi perché inabili al lavoro. Donne abusate e tormentate prima di essere eliminate, perché il loro corpo è capace di generare una razza considerata inferiore. Donne che nelle persecuzioni razziali del nazifascismo hanno subito e sofferto più degli uomini. Questo il racconto fatto oggi ad Ancona dal docente di Storia Contemporanea dell'Università di Macerata Angelo Ventrone in un incontro a Palazzo delle Marche per la Giornata della Memoria, intitolato 'La memoria al femminile', che sotto l'egida del Consiglio regionale e della Commissione Pari Opportunità della Regione ha voluto porre l'accento sulle atrocità della Shoah con particolare riguardo alle donne . "Un' occasione - ha commentato il presidente dell'Assemblea Legislativa Dino Latini - per ricordare le vittime delle persecuzioni con uno sguardo al femminile, che non deve esaurirsi in un solo giorno, ma diventare continuativo come ci siamo impegnati a fare". Ad ascoltare i relatori presenti, tra cui il prefetto di Ancona Darco Pellos e il questore Cesare Capocasa, c'erano tra gli altri gli studenti del Liceo Artistico Mannucci di Ancona, a cui è andato l'invito delle due autorità ad approfondire la conoscenza storica dei fenomeni razziali e a vigilare su eventuali comportamenti razzisti, non anestetizzando le coscienze. Tra gli interventi anche quelli della presidente della Commissione Pari Opportunità Maria Lina Vitturini, di Marco Cavallarin, che ha illustrato il suo libro 'La famiglia di piazza Stamira. Una famiglia ebraica anconetana nei fatti del Novecento', e di Valentina Cicarilli, vicepresidente dell'associazione Casa della Memoria di Servigliano. Presente anche il capogruppo di Fdi Carlo Ciccioli, che ha sottolineato la necessità di educare i giovani a rispettare la diversità. Al termine è stata inaugurata la mostra della fotografa jesina Francesca Tilio 'Do not forget', a cura di Marco Vitangeli, incentrata su un abbraccio tra donne che l'artista aveva diffuso su internet, poi ripreso da un murales a Riga con i colori dell'Ucraina e della Lettonia per esprimere la sorellanza tra i due Paesi.
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