La Regione Marche busserà alle porte del ministero per i Beni culturali per evitare che il terzo manoscritto dell'Infinito di Leopardi cada in mano ai privati. Lo ha detto l'assessore alla Cultura Pietro Marcolini, durante la presentazione pubblica del documento autografo del poeta, tenutasi all'Università di Macerata.
Ritrovato dal direttore degli Istituti culturali del Comune di Cingoli Luca Pernici fra le carte di una collezione privata, proveniente dall'archivio disperso dei conti Servanzi Collio di San Severino Marche, l'Infinito sarà messo all'asta a Roma, al prezzo di base di 150 mila euro. La cifra è stata fatta dal manager della Minerva Auctions Massimo Bertolo: "I documenti di Leopardi sono i più costosi in termini commerciali - ha detto - perché la domanda è altissima. Una lettera del poeta al fratello Carlo sui Sepolcri del Tasso è stata battuta per 42 mila euro".
L'autografo, il terzo dopo quelli conservati a Napoli e Visso, è identico al primo. "All'apparenza - ha spiegato la prof. Laura Melosi, docente della cattedra Leopardi presso l'ateneo maceratese - la copia è così conforme all'originale da aver destato sospetti circa la sua autenticità''. ''I dubbi sono stati sciolti con la misurazione delle dimensioni dei caratteri, che ha escluso la possibilità del ricalco, e un accurato esame delle caratteristiche fisiche del supporto cartaceo, corrispondenti a quelle in uso nella prima metà dell'Ottocento''. Ma, soprattutto, ''sono stati cancellati dal raffronto visivo con altri manoscritti leopardiani".
L'esame grafico è stato compiuto da Marcello Andria, per molti anni conservatore delle Carte Leopardi della Biblioteca Nazionale di Napoli, tra i massimi esperti di autografi leopardiani. Sul retro dell'autografo, probabilmente redatto tra il 1821 e il 1822, figurano l'indirizzo del destinatario, il 'Priore Comunale di S. Vittoria', un bollo prefilatelico di Montefalcone Appenino, un piccolo quadrato verde sbiadito, residuo consunto di un sigillo, e la nota di assunzione al protocollo.
Secondo Melosi, lo scritto probabilmente accompagnava una sorta di "raccomandazione" per la carriera militare di Luigi, uno dei nipoti di Giacomo Leopardi. "Ma dobbiamo continuare a lavorare, insieme a Casa Leopardi, per ricostruire con maggiore sicurezza le circostanze della 'fuoriuscita' di questo documento".
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