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Pompeo Barbieri, lo sport mi ha insegnato tanto e dato forza

Pompeo Barbieri, lo sport mi ha insegnato tanto e dato forza

Superstite sisma S.Giuliano racconta suo percorso inclusione

LARINO, 30 ottobre 2021, 11:04

Redazione ANSA

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"Mi piaceva giocare a calcio come tutti bambini. Subito dopo il terremoto di San Giuliano di Puglia che ha cambiato la mia vita, ho cominciato a fare nuoto riabilitativo. Poi ho iniziato un percorso accompagnato dalla passione, nonostante tutte le difficoltà per l'assenza di infrastrutture". Così Pompeo Barbieri, sopravvissuto al crollo della scuola "Jovine" avvenuto con il terremoto del 31 ottobre 2002 in Molise racconta il suo approccio allo sport, una passione che lo ha portato a diventare campione di nuoto paralimpico. Il racconto a Larino, durante l'incontro "Lo sport come mezzo di inclusione" organizzato dal Lions Club con il Comune sull'itinerario culturale "Percorsi in Biblioteca".
    "La prima gara fu nel 2009, nazionale, insieme agli atleti che avevano partecipato nel 2008 alla paralimpiade - prosegue Barbieri - In quell'occasione arrivai ultimo, ero il più piccolo, ma felicissimo. Ho cominciato a vincere fino allo stop determinato dalla pandemia, 10 medaglie d'oro a livello nazionale consecutive. Non vedo l'ora di ricominciare a gareggiare. Ho iniziato ad allenarmi da pochi giorni. Lo sport per me è stato inclusione sotto tutti i punti di vista, mi ha insegnato che la mia disabilità non è una cosa rara, mi permette di fare tantissime cose sia nella vita che nello sport, mi ha dato la forza di andare avanti in ogni ambito. Mi sono laureato in Ingegneria informatica due anni fa e sono in via di concludere il percorso di studi".
    Accanto all'esperienza di Pompeo quella di Marko Macciola, pluricampione nazionale giovanile che, dopo aver praticato sport per circa 20 anni, ora è istruttore di nuoto. E poi le parole di Renato Guarracino, padre di una ragazza con Dsa e difficoltà visuo-spaziali: lei è riuscita a praticare calcio, tanto da esordire in serie A. "Da li è iniziato un percorso calibrato da parte di allenatori che, sperimentando tecniche poi diventate prassi per altri ragazzi - ha dichiarato - hanno permesso il recupero dell'autostima e dell'apprendimento stesso. Da una condizione di disagio dettata dalla scuola all'esordio a Jesi in serie A in qualità di portiere".
   

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