In Molise da gennaio 2020 a
marzo 2022, ci sono state 636 denunce di infortuni Covid di cui
9 mortali. I primi tre settori per incidenza sono quello
dell'ambito dell'amministrazione pubblica, del trasporto e
magazzinaggio, sanità e assistenza sociale con il 76%, seguiti
dal noleggio e servizi alle imprese con il 24%. La provincia più
colpita è quella di Campobasso con 479 casi denunciati e il
75,3% di incidenza sul totale, seguita da Isernia con 157 casi e
il 24,7% di incidenza. Lo rende noto il segretario regionale
Cgil Abruzzo e Molise, Francesco Spina. Il 65,6% delle denunce
riguardano le donne e il 34,4% gli uomini, mentre la fascia di
età più colpita è quella tra i 35 e 64 anni che rappresenta
l'87,4% dei casi totali. "Le conseguenze da Covid spesso sono
pesanti e sottovalutate - osserva Spina - eppure gli infortuni
da coronavirus rappresentano una triste realtà con conseguenze
sociali anche gravi. Questi dati dimostrano ancora una volta la
necessità di non abbassare la guardia tutelando i lavoratori ed
evitando di ritenere superflui norme, accordi e protocolli che
invece vanno gestiti attraverso un costante e continuo confronto
con le parti sociali. Protocolli necessari a rendere i luoghi di
lavoro e di vita sicuri sia per le lavoratrici e i lavoratori,
che vi operano sia per i cittadini. Serve, oggi più che mai -
aggiunge - intervenire sul Sistema Sanitario potenziandolo e
ponendolo nelle condizioni di rispondere adeguatamente alle
conseguenze di due anni di pandemia oltre che alle ordinarie
necessità di trattamenti sanitari che, nel frattempo, hanno
visto un allungamento dei tempi. Il sistema sanitario pubblico
era stato riscoperto come punto critico su cui investire per
evitare in futuro quello che abbiamo vissuto ma, come spesso
succede, al di là di qualche piccolo segnale derivante dal Pnrr,
ci si è già dimenticati dell'estremo bisogno di tornare
massicciamente ad investire nella qualità sanitaria per gestire
eventi straordinari ma garantire anche tutta la tutela ordinaria
di cui si ha bisogno senza dover scegliere. Serve quindi -
conclude il sindacalista - una riorganizzazione qualificata e
vera del sistema sanitario guardando ai fabbisogni dei
lavoratori e dei cittadini".
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