"In Slovenia la cultura ha una
particolare importanza storica e sociale ed è soprattutto grazie
alla cultura e alla nostra lingua comune, lo sloveno, che ci
siamo formati e siamo sopravvissuti come nazione", con la
Slovenia che rimane uno dei pochi Paesi al mondo, forse l'unico
"a celebrare la giornata della cultura come festa nazionale". Lo
ha detto oggi l'ambasciatore di Slovenia in Italia, Matjaz
Longar, intervenendo a Roma al convegno 'La poesia dell'anima
tra lingue locali, confini e libertà', organizzato al Senato su
iniziativa di Tatjana Rojc (Pd).
Momento-chiave dell'iniziativa è stata la premiazione della
poetessa in lingua slovena Andreina Cekova Trusgnach, vincitrice
del 10/o concorso internazionale di poesia e letteratura
'Giovanni Bertacchi'.
Gli sloveni si identificano non solo "col territorio, ma con
la lingua, che dal sesto secolo definisce la nostra storia",
lingua sopravvissuta "al periodo più buio, al fascismo", ma
anche "a molti tentativi di denigrarla a cui assistiamo
tuttora", ha detto Rojc, che ha posto l'accento sulla "dignità
della poesia in lingua o parlata dialettale" e sulla "intensità"
del verso "apparentemente semplice ma evocativo e pregnante" di
Andreina Cekova Trusgnach.
La poetessa è uno dei simboli, ha aggiunto Rojc, della
cultura delle valli della Benečija, la 'Slavia veneta',
intellettuale le cui parole hanno in sé un senso implicito di
"libertà e pace" tanto necessario oggi. Poesia, cultura e zone
di frontiera che sono concetti ora fondamentali in Europa.
"Sposo la tesi di Claudio Magris che parla di identità di
frontiera, non di confine come finis terrae, mentre in frontiera
c'è il termine frons, che ha in sé anche il concetto di apertura
verso l'altro", ha sottolineato Rojc.
Cekova Trusgnach ha ricordato gli anni della sua giovinezza,
quando lo sloveno nelle valli del Natisone era messo all'angolo
e ha rievocato il lento e difficile processo di rinascita e di
conquista dello spazio pubblico della lingua da parte della
minoranza.
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