(dell'inviato Alessandro Castellani) "Penso sia ancora un sogno, non riesco ancora a crederci.
Sognavo la medaglia sin da bambino, è bellissima, sono già innamorato di lei.
Ho cercato di non
mettermi troppa pressione malgrado fosse un obiettivo che avevo
scolpito in testa da tre anni, dopo Tokyo dove non ero riuscito
ad arrivare in finale". Nelle parole di Giovanni De Gennaro,
nuovo re del kayak e anche lui di Roncadelle come l'oro del judo
Alice Bellandi, c'è non solo gioia per il trionfo olimpico ma
anche il significato dei Giochi.
C'è la voglia del campione che dopo aver fallito l'obiettivo
tre anni prima non ha mai pensato di mollare, e anzi si è
impegnato ancora di più e si è 'regalato' altri tre anni di
sacrifici pur di arrivare all'obiettivo tanto desiderato. Questa
volta il segreto del successo finalmente arrivato "è stato non
mettermi addosso troppa pressione". Ma quest'anno non gli
bastava aver vinto due volte in Coppa del Mondo e agli Europei,
gli mancava troppo quell'Olimpiade fallita a Tokyo, e anche a
Rio dove fu settimo, "perché qui tutto ha un peso maggiore,
compresa la sconfitta".
Così alla fine eccolo lì che, dopo le lacrime sul podio,
morde la medaglia d'oro a beneficio dei fotografi, prima di una
dedica particolare perché questa vittoria non è solo la sua ma
anche di chi lo ha incoraggiato ed è stato suo compagno di
avventure. "E' un successo che per me significa tutto - dice
emozionato il 32enne carabiniere bresciano -, perché dopo Tokyo
ho avuto tutta la squadra a sostenermi, e tante altre persone".
Poi un altro momento di commozione, perché questo oro è anche
per Giovanni, "un vicino di casa, che poi divenne il mio primo
allenatore. Non c'è più, perché è morto dieci anni fa, e proprio
mentre andava in canoa".
Il primo scoglio da superare allo stadio nautico di
Vaires-sur-Marne era la semifinale che si portava dietro i
fantasmi di Tokyo dove venne eliminato con il 14/o posto. Sul
canale parigino l'azzurro parte nonostante la tensione, subito
un tocco di palina alla porta numero 2 e cronometro che
accelera, a quel punto l'azzurro è bravo a fermare i giri del
motore, riprendere in mano la situazione e affrontare con più
scioltezza e tranquillità la seconda parte di gara, chiudendo
con un più che sufficiente 93.47 in ottava posizione. Ma è in
finale che De Giovanni realizza il suo capolavoro sportivo:
veloce e preciso tra le rapide parigine, spinge forte nel primo
settore, rallenta nella parte centrale del percorso per non
prendere rischi e infine danza tra le paline nell'ultimo tratto
del percorso chiudendo con il tempo di 88.20. Da lì in poi sono
gli altri a dover fare meglio e man mano che gli avversari
sfilano tra un'incertezza e l'altra si delinea la classifica
finale che vede il bresciano mettersi al collo la medaglia
d'oro, davanti al francese Titouan Castryck (88.42) e allo
spagnolo Pau Echaniz (88.87). Un abbraccio al suo allenatore di
oggi Daniele Molmenti (oro anche lui, a Londra 2012), un altro
con il presidente del Coni Giovanni Malagò, le congratulazioni
in diretta, via telefono, della premier Giorgia Meloni e poi via
con la festa. Perché "questi sono stati i dieci minuti più
lunghi della mia vita: qui c'erano tutti grandi atleti, e ognuno
di loro poteva lottare per l'oro. Io avrei voluto una medaglia,
ora ho quella più 'pesante' e sono ancora incredulo, ed è
qualcosa che ricorderò per sempre. Sono super felice di avere
questo pezzo d'oro al collo". E allora non svegliate dal suo
sogno De Gennaro, tanto per la quarta Olimpiade, a Los Angeles,
c'è ancora tempo: "sì, continuo, perché è stato talmente bello
che voglio riprovarci".
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