Il magistrato torinese Bruno
Caccia, ucciso nel 1983, fu vittima di una "controffensiva" di
ambienti criminali nella cui orbita c'erano, fra l'altro,
personaggi che "prosperavano vicino alla procura". Lo ha detto
oggi Francesco Saluzzo, procuratore generale del Piemonte,
durante una commemorazione.
Le indagini dell'epoca accertarono contatti fra alcuni
magistrati e un pregiudicato che gestiva un bar a pochi passi
dai vecchi uffici della procura. Per il delitto Caccia comincerà
a luglio il processo a uno dei presunti esecutori, il calabrese
Rocco Schirripa, mentre un altro calabrese, Domenico Belfiore,
nel 1993 è stato condannato all'ergastolo come mandante.
"Perdemmo Caccia - ha detto Saluzzo - mentre aggrediva un
tessuto criminale insidiosissimo". Dopo aver sottolineato che a
Torino le indagini contro la 'ndrangheta si facevano già alla
fine degli anni Settanta, il pg ha parlato di "ambienti" che
avevano "la complicità o la non opposizione di magistrati opachi
per non dire di peggio".
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