Lui è in carcere per lesioni e
maltrattamenti in famiglia, lei è la persona offesa. Ma in
tribunale si baciano, attraverso una feritoia del gabbiotto dove
sono rinchiusi i detenuti. Succede a Torino, dove naturalmente
il processo continuerà fino alla sentenza: il pm Gianfranco
Colace, prendendo atto delle scuse presentate dall'uomo, ha
chiesto 18 mesi, mentre l'avvocato Stefano Gubernati dice di
confidare in una scarcerazione rapida e nella sospensione
condizionale della pena.
L'imputato è un tunisino di 34 anni arrestato lo scorso
gennaio durante una "violenta aggressione" alla compagna, una
italiana, che riportò lesioni guaribili in cinque giorni.
L'episodio giunse dopo una settimana di insulti, minacce ("ti
butto l'acido addosso") e richieste "ossessive" di vedere il
telefonino: l'uomo, a torto, si era convinto di essere stato
tradito. A udienza finita, con il permesso della polizia
penitenziaria e del giudice Marco Picco, i due si sono salutati,
approfittandone per baciarsi più volte.
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