Sabato 25 e domenica 26 marzo si
rinnova l'appuntamento con le Giornate Fai di Primavera, evento
dedicato al patrimonio culturale e paesaggistico italiano con
l'apertura al pubblico di luoghi usualmente inaccessibili. A
Torino saranno visitabili il Palazzo Ferrero-d'Ormea sede della
Banca d'Italia, il Palazzo Perrone di San Martino, la Caserma
Bergia, il Sermig, il Distretto Sociale Barolo del quartiere
Valdocco - progetto caritatevole dei Marchesi di Barolo che
include un monastero, due chiese, una cappella, un museo, un
chiostro e sei giardini - e il paliotto del Piffetti nella
chiesa di San Filippo Neri.
L'Associazione Torinese Tram Storici collaborerà portando i
visitatori a destinazione con le storiche vetture degli Anni '50
restaurate. Per il trasporto e per le singole visite, con
ingresso a offerta libera, serve la prenotazione.
Palazzo Ferrero-d'Ormea, in via dell'Arsenale 8, fu venduto a
Bankitalia nel 1852. Il progetto originario è attribuito a
Amedeo di Castellamonte, ma nel 1913 la Banca incaricò Giovanni
Chevalley di una grande ristrutturazione. Palazzo Perrone di San
Martino in via XX settembre 31, oggi sede di rappresentanza
della Fondazione Cassa di risparmio di Torino e nell'Ottocento
dell'Ambasciata di Francia, sarà aperto solo ai soci del Fai.
Anche questo fu ristrutturato da Giovanni Chevalley. La Caserma
Bergia di via Santa Croce 4 fu progettata da Antonio Vittone per
ospitare studenti poveri ma meritevoli di essere avviati a
incarichi amministrativi o d'insegnamento. Il Sermig è un
insieme di edifici storici fra cui il vecchio arsenale militare,
abbandonato dopo essere stato bombardato. È stato restaurato dal
1960 per ospitare il Servizio missionario giovani, fondato da
Ernesto Olivero. Il Distretto sociale Barolo in via Cigna 14, è
l'unico sito torinese visitabile senza prenotazione e viene
eccezionalmente aperto per la prima volta. Il Paliotto del
Piffetti è visitabile in via Maria Vittoria 5 nella chiesa di
San Filippo Neri, alla quale lavorarono Guarino Guarini,
l'architetto di San Lorenzo e di Palazzo Carignano, e dopo il
crollo della cupola Filippo Juvarra. Il Paliotto, capolavoro
dell'ebanista, da sempre viene esposto solo in rare occasioni.
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