L'onda MeToo che è partita da Torino fa intravedere all'orizzonte un nuovo movimento studentesco, pronto a contestare con forza l'intero sistema universitario italiano. Mentre gli studenti dell'università subalpina manifestano e si preparano per nuove mobilitazioni contro le molestie all'interno dei dipartimenti, il rettore dell'ateneo, Stefano Geuna, annuncia un meeting nazionale sul tema, che si svolgerà proprio sotto la Mole, il 20 marzo. Decisione presa dopo aver parlato anche con la ministra dell'Università Anna Maria Bernini. I giovani non voglio sentire parlare di "mele marce" o di "singoli casi".
Da giorni ormai denunciano le violenze di genere, che vedono come vittime non solo le studentesse, ma anche docenti e ricercatrici. L'ultima iniziativa è del collettivo Cambiare Rotta, che ha fatto irruzione, nel primo giorno di lezione del semestre, nelle aule di Palazzo Nuovo, sede storica delle facoltà umanistiche, interrompendo le lezioni e invitato gli altri studenti a unirsi per un'assemblea, che si è tenuta nell'atrio. I casi, hanno spiegato, non sono solo quelli più eclatanti di cui si sta occupando la cronaca, che vedono coinvolti un docente-medico arrestato, perché accusato di presunte violenze sessuali e un professore del dipartimento di Filosofia, sospeso per un mese per presunte molestie verbali. "Non cerchiamo un capro espiatorio, noi critichiamo l'intero modello universitario, quindi anche il rettore", afferma Erica di Cambiare Rotta.
Tirato in ballo Stefano Geuna, replica annunciando, per la giornata delle università italiane il tavolo nazionale. Lo ha proposto alla ministra Bernini e alla presidente della Conferenza dei rettori delle università italiane, Giovanna Iannantuoni. "È il momento di agire", afferma il rettore di UniTo, aggiungendo che le "sollecitazioni che ci arrivano non le prendiamo sotto gamba. Al di là dei fatti di cronaca che sono gravissimi". "Negli anni abbiamo ricevuto pochissime denunce - sottolinea Geuna - ma che il dato in nostro possesso sia sottostimato è probabile e su questo dobbiamo agire".
Gli studenti intanto parlano di paura di denunciare, temono ritorsioni. Molti docenti invece sostengono la loro lotta. "Faccio parte di un istituzione che se viene a conoscenza di un abuso ha il dovere di intervenire con trasparenza e costruendo tutti gli strumenti che impediscano che se questo sistema c'è si riproduca", commenta Bruno Maida, docente di Storia contemporanea e presidente della commissione Albo di UniTo. Anche dalla Conferenza delle Donne Democratiche, dal Pd e dalla federazione provinciale dei Giovani Democratici è arrivata la solidarietà. "L'università - evidenziano - è un luogo troppo prezioso e rilevante per la società tutta e per questo non possiamo accettare che diventi insicuro, ingiusto e pericoloso".
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