Le imprese della componentistica
auto sono pessimiste, il 12% valuta addirittura l'uscita dal
settore. Emerge dall'Osservatorio sulla componentistica
automotive italiana dell'Anfia e della Camera di Commercio di
Torino.
Il 2024 viene considerato come "anno di arretramento per
tutti i vari indicatori economici", a partire dal fatturato che
vede appena il 23% degli operatori dichiarare una crescita e il
55% una diminuzione, con un saldo del -32%. La maggiore
debolezza viene avvertita soprattutto per gli ordinativi interni
(previsioni di contrazione per il 57% delle imprese e saldo tra
attese di aumento e riduzione del -40%), ma anche sui mercati
esteri (riduzione degli ordinativi esteri per il 50% degli
operatori e saldo del -30%).
Per un'impresa su tre è prevista una contrazione
dell'occupazione, ma il quadro negativo si evidenzia anche per
gli investimenti fissi lordi, per i quali il saldo tra
prospettive di crescita e di decremento risulta pari al -19%.
Attese sfavorevoli riguardano tutte le categorie di operatori,
tranne il cluster degli specialisti dell'aftermarket. Il quadro
in Piemonte in termini prospettici si mostra ancora più negativo
per tutti gli indicatori: in particolare per gli ordinativi
interni ed esteri e per il fatturato. I piani di sviluppo delle
imprese appaiono in larga misura influenzati dall'instabilità
del quadro economico europeo (l'87% gli attribuisce una
rilevanza almeno media) e dalle strategie delle case
automobilistiche europee (l'82%, ma di alta rilevanza per il
55%).
"Il dato preoccupante è quel 12% di aziende che ritiene
possibile uscire dal settore automotive, si stanno creando altre
opportunità come aerospazio, medicale, macchine movimento terra
e nautica. Si perde storia, cultura, competenze, tecnologie che
sono nate in Piemonte" spiega Nicola Scarlatelli, vicepresidente
della Camera di Commercio di Torino
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