Gli interventi contro Askatasuna del procuratore generale Lucia Musti e di Enrico Aime, membro laico del Csm, hanno avuto una eco mediatica che "rischia di compromettere profondamente la necessaria tranquillità e riservatezza, nonostante il suo carattere pubblico, che deve circondare un processo penale".
E' quanto si legge in una lunga nota diffusa dai difensori dei 28 imputati del maxi processo agli attivisti del centro sociale subalpino, in corso in questi giorni e ormai giunto alla vigilia della sentenza. "Tutto ciò - aggiungono - ci inquieta profondamente come avvocati e come cittadini".
Musti e Aime avevano parlato del caso sabato scorso a Torino la cerimonia di inaugurazione dell'anno giudiziario. L'esponente del Csm (già parlamentare di Forza Italia) si era complimentato con le parti civili per la richiesta di un indennizzo di 6,8 milioni di euro e questo ha lasciato "stupiti" gli avvocati. "Ma ancor di più - prosegue la nota - stupiscono le parole di un'autorevole magistrata della Procura Generale che, davanti ad una platea composta di giudici dello stesso distretto in cui si svolge il processo, commenti lo stesso con accenti di particolare perentorietà, in contrasto con il valore del dubbio e la prudenza del giudizio, entrando nel merito di una concreta vicenda giudiziaria e anticipandone quasi l'esito".
"Sono stati trasmessi in data 20 e 27 gennaio, sul canale televisivo di Retequattro, dei servizi giornalistici, nell'ambito della trasmissione Quarta Repubblica, fortemente ostili nei confronti di Askatasuna e del suo ruolo nell'ambito del conflitto sociale torinese e valsusino, con evidenti richiami al processo in corso. Si tratta di servizi che accostano disinvoltamente le vicende che riguardano il centro sociale con filmati che poco o nulla c'entrano con lo stesso, che utilizzano e mostrano, in contrasto con una specifica previsione legislativa, del materiale prodotto dalla Digos nel corso delle indagini". E' quanto si legge in una lettera diffusa dagli avvocati difensori dei 28 imputati del maxi processo agli attivisti del centro sociale, in corso in questi giorni a Torino e ormai giunto alla vigilia della sentenza. Lo stesso documento contiene un richiamo agli interventi di sabato scorso del procuratore generale Lucia Musti e di Enrico Aime, membro laico del Csm, sottolineando che "tale esposizione mediatica rischia di compromettere profondamente la necessaria tranquillità e riservatezza, nonostante il suo carattere pubblico, che deve circondare un processo penale".
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