Nel variegato mosaico di storia e tradizioni preunitarie, la Repubblica di Venezia continua a suscitare un fascino indiscusso per i collezionisti, che il 4 e il 5 dicembre possono aggiudicarsi da Bolaffi, a Torino, una serie di rare testimonianze numismatiche dell'epoca dei Dogi. Cinquanta oselle veneziane, esemplari d'argento fatti coniare tra il 1646 e il 1796, passano sotto il martelletto della casa d'aste, riportando al tempo dei fasti della Serenissima.
Nominati a vita, i dogi godevano di privilegi regali, come l'autorizzazione ad andare a caccia nella riserva della laguna. La condizione era però di condividere il provento con tutte le autorità della repubblica. E i raffinati palati della nobiltà veneziana non si sarebbero accontentati di una preda qualunque: a partire dal 1200, nella 'promissione ducale', al momento dell'assunzione della carica, il Doge si sarebbe impegnato a predisporre un dono di anatre selvatiche, le 'oselle' appunto, ai beneficiari. Con il passare del tempo, però, la platea dei beneficiari si faceva sempre più ampia, al contrario dei poveri volatili. Fu così che nel 1521 l'usanza venne sostituita con una moneta, che mantenne il nome di 'osella'.
Furono in tutto 275 quelle coniate, una all'anno, tra il 1521 e il 1796. Da Bolaffi vanno all'asta 50 esemplari, con basi di vendita comprese tra i 200 e i 1.500 euro. Tra queste c'è l'osella del primo anno di dogato di Marcantonio Giustinian, con la sua splendida raffigurazione di piazza San Marco, e quella del quinto anno di Alvise III Mocenigo con il fiabesco galeone in navigazione nel canale della Giudecca. Ma anche quella del nono anno di Francesco Loredan, dov'è rappresentata la torre dell'orologio che si può ammirare in molte vedute del Canaletto, mentre la moneta coniata da Alvise IV Mocenigo, celebra l'accordo diplomatico tra la Serenissima e i Bey arabi del nord Africa, raffigurando insieme la tigre d'Africa e il leone di San Marco.
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