/ricerca/ansait/search.shtml?tag=
Mostra meno

Se hai scelto di non accettare i cookie di profilazione e tracciamento, puoi aderire all’abbonamento "Consentless" a un costo molto accessibile, oppure scegliere un altro abbonamento per accedere ad ANSA.it.

Ti invitiamo a leggere le Condizioni Generali di Servizio, la Cookie Policy e l'Informativa Privacy.

Puoi leggere tutti i titoli di ANSA.it
e 10 contenuti ogni 30 giorni
a €16,99/anno

  • Servizio equivalente a quello accessibile prestando il consenso ai cookie di profilazione pubblicitaria e tracciamento
  • Durata annuale (senza rinnovo automatico)
  • Un pop-up ti avvertirà che hai raggiunto i contenuti consentiti in 30 giorni (potrai continuare a vedere tutti i titoli del sito, ma per aprire altri contenuti dovrai attendere il successivo periodo di 30 giorni)
  • Pubblicità presente ma non profilata o gestibile mediante il pannello delle preferenze
  • Iscrizione alle Newsletter tematiche curate dalle redazioni ANSA.


Per accedere senza limiti a tutti i contenuti di ANSA.it

Scegli il piano di abbonamento più adatto alle tue esigenze.

"Dovevo sposare Cesare Cremonini", la fenomenologia ironica e struggente di un amore sospeso

PressRelease

"Dovevo sposare Cesare Cremonini", la fenomenologia ironica e struggente di un amore sospeso

PressRelease

Responsabilità editoriale di NEW LIFE BOOK

Il romanzo d'esordio di Silvia Franchini racconta la struggente ironia di un amore sospeso tra la perfezione impossibile dei sogni e l’incantevole imperfezione della realtà

28 marzo 2025, 14:31

NEW LIFE BOOK

- RIPRODUZIONE RISERVATA

- RIPRODUZIONE RISERVATA

PressRelease - Responsabilità editoriale di NEW LIFE BOOK


L'amore è una forma sublime di attesa: un desiderio che si protende verso qualcosa che non si possiede mai completamente, un sentimento destinato a sfidare il tempo, ad attraversare silenzi, distanze, dubbi.

È una tensione continua fra ciò che vorremmo fosse e ciò che effettivamente è, fra un ideale incorruttibile e la fragilità dei nostri limiti.

Quanto siamo disposti a rischiare per quel sentimento che, più di ogni altro, ci espone al pericolo dell'abbandono, del rifiuto o, peggio ancora, dell’indifferenza? E quanto tempo siamo capaci di trascorrere nell’attesa incerta, nella speranza che l'altro torni, ci riconosca, ci ami con l’intensità che sogniamo? "Dovevo sposare Cesare Cremonini", il romanzo d’esordio di Silvia Franchini per Aletti Editore, è la metafora potente di un tempo dedicato all’attesa, alla speranza ostinata, alla fiducia senza freni nell’amore che ci rende profondamente vulnerabili, eppure, straordinariamente vivi.
Dopo una formazione classica e studi universitari orientati all’educazione, Silvia Franchini ha già esordito sul panorama letterario con tre raccolte di poesie. Con "Dovevo sposare Cesare Cremonini", Franchini abbandona la forma breve della lirica per cimentarsi nella complessità strutturale del romanzo, ma conserva intatta la delicatezza evocativa della sua voce poetica. La sensibilità lirica emerge nella scelta di un linguaggio curato, quasi musicale, nel ritmo delle frasi e nella capacità di trasformare situazioni quotidiane in momenti di introspezione. È un mosaico elegante di momenti lirici, in cui l’emozione pura si fa architettura stessa della narrazione.
A guidarci tra le pagine è Diletta, la protagonista, una giovane donna colta, sensibile e ironica, che vive sospesa tra i palpiti di un amore ideale e la concretezza dei sentimenti reali, in una costante oscillazione. Diletta è nostalgica per natura: colleziona ricordi, giocattoli degli anni Novanta e canzoni che sembrano riportarla sempre indietro, a una giovinezza mai del tutto superata. Allo stesso tempo, però, è pungente, consapevole delle proprie debolezze, nonché un’inguaribile romantica.
I suoi turbamenti amorosi sono il fulcro attorno a cui ruota l’intero romanzo: da una parte l’amante instabile e tormentato, dall’altra l’uomo che le infonde sicurezza e quieta felicità. Diletta si dibatte in un'incessante lotta interiore, consumata da rimorsi, desideri e passioni irrisolte. È costantemente divisa tra ciò che vorrebbe essere e ciò che realmente è, tra l'amore vissuto come dovere e quello immaginato come libertà assoluta. Sembra quasi impossibile, in questa tensione, trovare un punto di incontro tra il cuore e la ragione.
L’amore che Silvia Franchini racconta tra le sue pagine non è mai univoco, ma multiforme e contraddittorio, capace contemporaneamente di elevare e distruggere, di donare felicità assoluta e generare dolorosi dissidi interiori. Il romanzo sembra domandare al lettore: è meglio accettare l'amore concreto, forse imperfetto ma reale, o continuare a inseguire quello ideale, rischiando continuamente di sprofondare nella disillusione? 
Diletta, consumata da un sentimento che sembra destinato a rimanere senza risposta, decide di offrire all’uomo per il quale si strugge una possibilità: la promessa di un’attesa quotidiana, per quaranta giorni, in un luogo caro a entrambi. Sebbene lui opponga resistenza, Diletta non si tira indietro. Decide di attendere comunque, non soltanto per sperare in un ritorno improbabile, ma soprattutto per compiere un viaggio dentro sé stessa e per fare i conti con i propri ricordi.
L'attesa quotidiana si trasforma così in un vero e proprio rituale, nel quale Diletta si confronta con fantasie irrealizzate, nostalgie pungenti e riflessioni profonde sulla propria identità. I quaranta giorni non sono casuali, ma richiamano il significato archetipico della purificazione, dell'attraversamento necessario del dolore e della sofferenza per arrivare ad una nuova consapevolezza. Per Diletta questi quaranta giorni diventano un tempo sacro, uno spazio di prova interiore che richiede coraggio e sincerità.
Con una nostalgia venata di leggerezza, Diletta evoca gli anni '90, decennio che per lei rappresenta l'innocenza perduta, l'adolescenza dolce e goffa fatta di musica pop, primi amori platonici e giochi che sembrano ormai irrimediabilmente lontani. Emblematica è la sua riflessione, tra il serio e il faceto, sulla tecnologia e sui rapporti umani mediati dai dispositivi digitali. Attraverso le chat e i messaggi WhatsApp, Diletta racconta il paradosso della comunicazione contemporanea: strumenti creati per avvicinarci, ma che spesso generano incomprensioni, fraintendimenti e dolorose distanze emotive. Le sue considerazioni, a tratti divertenti ma mai scontate, restituiscono la fatica dell'essere autentici in un mondo in cui siamo costantemente connessi eppure paradossalmente soli.
L’ironia riflessiva dell’autrice la conduce persino a immaginare Diletta sul palco dell’Ariston, intenta a tenere un discorso appassionato sulla poesia e sulla musica pop. Sembra essere la metafora della ricerca di senso che anima l’esistenza di ciascuno, ma allo stesso tempo della forza dei sogni, quando si crede fermamente che si possano realizzare: nessun palcoscenico è troppo grande per contenere i sogni di chi è in grado di lottare affinché si avverino. 
Tra i racconti e gli episodi che scandiscono il tempo del romanzo, è imperdibile quello dedicato a Cesare Cremonini, da cui il titolo dell’opera. L’artista, icona musicale e sogno adolescenziale irraggiungibile di Diletta, incarna i desideri romantici di una generazione nutrita di miti mediatici e grandi aspettative amorose, che inevitabilmente si scontrano con la disillusione di amori imperfetti e ordinari. La scelta del titolo suggerisce dunque l’impossibilità di conciliare i sogni adolescenziali con la realtà adulta, in una presa di coscienza dolorosa ma necessaria.
La scrittura di Franchini è un continuo intreccio tra struggimento e ironia, tra introspezione lirica e invenzione fantastica: si muove abilmente sul confine sottile tra malinconia e leggerezza, sapendo bene che i sentimenti più profondi emergono con maggiore chiarezza quando sono accompagnati da un sorriso o da un'ironica consapevolezza.
“Dovevo sposare Cesare Cremonini” è la metafora di ognuno che abbia mai conosciuto la vertigine dell'amore, lacerato tra ciò che sogna e ciò che vive, tra la passione travolgente e la quieta consuetudine dei sentimenti quotidiani.
Il romanzo ci lascia con una sensazione di dolce incertezza e ci suggerisce che forse l'amore non è destinato a trovare mai piena compiutezza, proprio perché la sua essenza più vera risiede nel continuo dialogo tra ciò che vorremmo fosse e ciò che inevitabilmente è. L'attesa di Diletta diventa così lo struggimento di ogni cuore che abbia avuto il coraggio, o la follia, di amare fino in fondo, senza condizioni e senza garanzie.
Silvia Franchini ci regala un finale aperto e suggestivo, che non intende chiudere del tutto il cerchio narrativo, ma che volutamente lascia spazio all'immaginazione del lettore: chi è l’uomo che Diletta sta aspettando? O forse è soltanto sé stessa che cerca di ritrovare? Ed è così importante, in fondo, ottenere risposte certe o è sufficiente vivere la tensione stessa dell'amore, quella meravigliosa incertezza che rende fragili, vulnerabili e, proprio per questo, davvero vivi?

 

PressRelease - Responsabilità editoriale di NEW LIFE BOOK

Tutti i Press Release di Cultura

Condividi

Guarda anche

O utilizza