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>>>ANSA/ Calenda ferma tavolo Ilva,ricorsi fanno saltare azienda

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Attesa per decisione Tar.Emiliano,governo cerca capro espiatorio

ROMA, 29 novembre 2017, 19:34

Redazione ANSA

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(Aggiorna e sostituisce servizio delle 18.11) (di Maria Gabriella Giannice) Sospesi tutti i tavoli della vertenza Ilva in attesa che il Tar di Lecce decida se accogliere o respingere il ricorso della Regione Puglia e del Comune di Taranto contro il Dpcm che autorizza il Piano Ambientale di ArcelorMittal per riambientalizzare il siderurgico di Taranto.
    Lo ha deciso il ministro dello Sviluppo Economico Carlo Calenda dopo la mossa di ieri del governatore Michele Emiliano. "E' inutile proseguire una trattativa finché non è chiaro il quadro del confronto. Se il Tar accogliesse il ricorso degli enti locali l'amministrazione straordinaria sarebbe obbligata a spegnere i forni del siderurgico di Taranto e fermare la produzione. Per questo ho deciso di congelare la trattativa in attesa di capire cosa succede": ha scandito Calenda dal palco dell'assemblea nazionale della Cgil sull'acciaio. Accanto a lui ci sono Maurizio Landini e il segretario generale della Fiom Francesca Di Re. In sala il presidente di Federacciai Antonio Gozzi. "Da parte della Regione Puglia e del Comune di Taranto c'è una gestione schizofrenica della vertenza", ha aggiunto il ministro che però avverte: "se Regione e Comune usano tutti i mezzi necessari per far saltare l'Ilva, l'Ilva salta. Non si può tenere aperto un impianto così contro la volontà locale. Ma allora Emiliano lo dica in modo chiaro che vuole chiudere Taranto e non attraverso i ricorsi. Lo dica e se ne assuma la responsabilità". Steso concetto espresso dal ministro dell'ambiente Gian Luca Galletti anche lui preso di sorpresa dalla decisione di Emiliano: "Non esiste un 'piano B', bisogna fare molta attenzione a far saltare questa trattativa in corso".
    Ma Emiliano respinge le critiche al mittente: "credo che questa vicenda sia tutta sbagliata. Hanno determinato una concentrazione ben superiore alla quota massima e adesso cercano un capro espiatorio per dare la colpa del loro fallimento", replica secco da Bruxelles. "Invito tutti alla calma" e a "non creare panico inutile", "non è successo nulla di particolare", perché "mi sembra strano che la nostra impugnativa possa avere effetti diversi da tutte le altre che si fanno tutti i giorni", aggiunge Emiliano.
    "Non è questo il momento dei tribunali e dei magistrati - dice Maurizio Landini - ma è il momento della responsabilità e della trattativa". Perché spegnere un altoforno non è come spegnere una lavatrice. E una volta spento, rimetterlo in funzione richiede almeno un mese di tempo. L'operazione comporta pesanti perdite economiche e il conseguente taglio alla produzione costringerebbe i clienti dell'Ilva a rivolgersi altrove. Lo sanno bene i sindacati. "Scelta sciagurata - dice il segretario generale della Uilm Rocco Palombella - se si dovessero spegnere gli impianti sarebbe la fine del sito di Taranto che non sarebbe più in condizione di essere rilanciato produttivamente né riqualificato dal punto di vista ambientale".
    "Un disastro" conferma il presidente di Federacciai Antonio Gozzi. A nome della Cgil Maurizio Landini chiede ufficialmente ad Emiliano di ritirare il ricorso e a Calenda di non congelare la trattativa. "Nonostante la spada di Damocle del giudizio dell'Antitrust europeo noi siamo rimasti al tavolo adesso continuiamo a trattare" aggiunge il segretario generale della Fiom Francesca Re David. Per Annamaria Furlan segretario generale della Cisl "serve responsabilità. Ci sono in ballo 20.000 posti di lavoro". Appello alla responsabilità anche da parte del governatore della Liguria Giovanni Toti, che ovviamente teme ripercussioni sul sito Ilva di Genova.
   

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