(Aggiorna e sostituisce servizio delle 18.11)
(di Maria Gabriella Giannice)
Sospesi tutti i tavoli della vertenza
Ilva in attesa che il Tar di Lecce decida se accogliere o
respingere il ricorso della Regione Puglia e del Comune di
Taranto contro il Dpcm che autorizza il Piano Ambientale di
ArcelorMittal per riambientalizzare il siderurgico di Taranto.
Lo ha deciso il ministro dello Sviluppo Economico Carlo Calenda
dopo la mossa di ieri del governatore Michele Emiliano.
"E' inutile proseguire una trattativa finché non è chiaro il
quadro del confronto. Se il Tar accogliesse il ricorso degli
enti locali l'amministrazione straordinaria sarebbe obbligata a
spegnere i forni del siderurgico di Taranto e fermare la
produzione. Per questo ho deciso di congelare la trattativa in
attesa di capire cosa succede": ha scandito Calenda dal palco
dell'assemblea nazionale della Cgil sull'acciaio. Accanto a lui
ci sono Maurizio Landini e il segretario generale della Fiom
Francesca Di Re. In sala il presidente di Federacciai Antonio
Gozzi. "Da parte della Regione Puglia e del Comune di Taranto
c'è una gestione schizofrenica della vertenza", ha aggiunto il
ministro che però avverte: "se Regione e Comune usano tutti i
mezzi necessari per far saltare l'Ilva, l'Ilva salta. Non si può
tenere aperto un impianto così contro la volontà locale. Ma
allora Emiliano lo dica in modo chiaro che vuole chiudere
Taranto e non attraverso i ricorsi. Lo dica e se ne assuma la
responsabilità". Steso concetto espresso dal ministro
dell'ambiente Gian Luca Galletti anche lui preso di sorpresa
dalla decisione di Emiliano: "Non esiste un 'piano B', bisogna
fare molta attenzione a far saltare questa trattativa in corso".
Ma Emiliano respinge le critiche al mittente: "credo che
questa vicenda sia tutta sbagliata. Hanno determinato una
concentrazione ben superiore alla quota massima e adesso cercano
un capro espiatorio per dare la colpa del loro fallimento",
replica secco da Bruxelles. "Invito tutti alla calma" e a "non
creare panico inutile", "non è successo nulla di particolare",
perché "mi sembra strano che la nostra impugnativa possa avere
effetti diversi da tutte le altre che si fanno tutti i giorni",
aggiunge Emiliano.
"Non è questo il momento dei tribunali e dei magistrati -
dice Maurizio Landini - ma è il momento della responsabilità e
della trattativa". Perché spegnere un altoforno non è come
spegnere una lavatrice. E una volta spento, rimetterlo in
funzione richiede almeno un mese di tempo. L'operazione comporta
pesanti perdite economiche e il conseguente taglio alla
produzione costringerebbe i clienti dell'Ilva a rivolgersi
altrove. Lo sanno bene i sindacati. "Scelta sciagurata - dice il
segretario generale della Uilm Rocco Palombella - se si
dovessero spegnere gli impianti sarebbe la fine del sito di
Taranto che non sarebbe più in condizione di essere rilanciato
produttivamente né riqualificato dal punto di vista ambientale".
"Un disastro" conferma il presidente di Federacciai Antonio
Gozzi. A nome della Cgil Maurizio Landini chiede ufficialmente
ad Emiliano di ritirare il ricorso e a Calenda di non congelare
la trattativa. "Nonostante la spada di Damocle del giudizio
dell'Antitrust europeo noi siamo rimasti al tavolo adesso
continuiamo a trattare" aggiunge il segretario generale della
Fiom Francesca Re David. Per Annamaria Furlan segretario
generale della Cisl "serve responsabilità. Ci sono in ballo
20.000 posti di lavoro". Appello alla responsabilità anche da
parte del governatore della Liguria Giovanni Toti, che
ovviamente teme ripercussioni sul sito Ilva di Genova.
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