(di Paola Laforgia)
Il maltempo e il mare grosso hanno
fermato, almeno per oggi, l'avvio al largo della costa salentina
delle operazioni in mare preliminari alla posa del gasdotto Tap,
ma non le polemiche politiche contro gli eletti del M5S accusati
dai No Tap di tradimento per non avere mantenuto la promessa
elettorale di bloccare l'opera una volta al governo. Al centro
della bufera politica in Puglia c'è ancora la ministra salentina
Barbara Lezzi, portabandiera, in campagna elettorale, dello stop
all'opera.
Ad attaccarla oggi, dopo che ieri da più parti erano arrivate
richieste di dimissioni a lei e a tutti gli eletti grillini, è
il sindaco di Melendugno, Marco Potì, in prima linea contro la
realizzazione del gasdotto che approderà sulla spiaggia di San
Foca, nel suo comune. "E in stato confusionale", accusa Potì, e
dovrebbe ascoltare "un consiglio da un teppistello", dice il
sindaco rispondendo all'autodifesa fatta ieri da Lezzi che in un
video messaggio aveva definito appunto "maniere da teppistello"
quelle usate dal primo cittadino salentino nel criticarla.
"Eviti come ministro del Sud - le suggerisce il sindaco - di
seguire tutte le decisioni che le impone il ministro Salvini,
vero capo politico di questo governo. Non le conviene troppo, nè
a lei nè temo al nostro Sud". "La ministra Lezzi - aggiunge - è
palesemente in difficoltà. Mi preme rinfrescarle un po' la
memoria. Non ho mai chiesto le sue dimissioni nè quelle dei suoi
colleghi. Facesse lei da sola i conti con la propria coscienza.
Non le ho mai detto di non tornare nel Salento. Io non sono
nessuno per dirlo o impedirlo. Può farlo come, quando, dove
vuole. A testa alta o a capo chinato". "Non l'ho offesa - dice
ancora - criticata forse. Melendugno non è una baronia, ma un
paese democratico e civile. Da sempre e per sempre e non solo
quando riconosce a lei il 62% dei consensi".
Non si sottrae al dibattito, sia pure con toni pacati,
nemmeno l'arcivescovo di Taranto, mons. Filippo Santoro,
presidente della Commissione episcopale per i problemi sociali e
il lavoro della Cei che definisce "comprensibile la reazione di
quei cittadini che hanno protestato contro i politici che
avevano votato, i quali avevano promesso la chiusura dell'Ilva e
la non apertura della Tap". "È la reazione di coloro che - dice
- hanno sostenuto quei candidati e ora si sentono abbandonati e
traditi. Adesso c'è un grosso disagio".
Mentre anche a livello locale arriva da destra e da sinistra
l'attacco ai 5 Stelle , "che hanno tradito i loro elettori" (Fi,
Dit, Leu, Si, Pd e La Puglia con Emiliano), una estrema difesa
del Movimento arriva dal Blog delle Stelle dove la vicenda Tap
viene definita "Una mina lasciata a terra dagli imbroglioni per
natura che ci hanno preceduto ed è impossibile da disinnescare.
E Calenda, Emiliano, Letta e tutto il PD sono i principali ed
unici veri responsabili". Intanto, domani a Melendugno gli
attivisti No tap si riuniranno in assemblea per organizzarsi e
decidere il da farsi in vista dell'avvio dei lavori in mare del
Gasdotto.
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