Sono sette, due dei quali ritenuti
pericolosi, i pregiudicati del Barese che hanno lasciato il
carcere nei giorni scorsi a seguito dell'emergenza coronavirus
ed hanno ottenuto tutti gli arresti domiciliari.
I due esponenti di rilievo nella geografia criminale locale
sono il presunto boss malavitoso di Trani Gaetano Rano, ritenuto
in passato vicino all'allora capoclan Salvatore Annacondia prima
che questi si pentisse, e l'andriese Valerio Capogna. Rano nel
2014 fu coinvolto in un blitz sul narcotraffico dalla Colombia
al Nord Barese. Il 7 aprile 2019 fu ferito di striscio al collo
da un colpo di pistola mentre era davanti ad un bar. Capogna è
il figlio di Vito che fu ucciso in un agguato il 25 luglio
scorso. Valerio Capogna, assieme al fratello Pietro, aveva
deciso di vendicare la morte del padre: per questo i due
fratelli furono arrestati nel febbraio scorso per detenzione di
armi (anche un kalashnikov) aggravate dal metodo mafioso con le
quali avrebbero dovuto vendicare loro padre. Sia Rano sia
Capogna hanno gravi problemi di salute.
Gli altri 5 scarcerati sono il presunto trafficante di droga
di Conversano Nicola Laselva, Armando Presta, presunto estorsore
tranese, Vincenzo Sassanelli, Ruggiero Brancacci e Antonio
Lovreglio, figlio di Battista. Un ottavo pregiudicato scarcerato
e posto ai domiciliari è Nicola Capriati, barese, da tempo
residente in Veneto del quale si è occupata la Dda di Venezia.
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