Si concludono a Modugno (Bari), dopo
tre settimane, le riprese del film "L'uomo dal fiore in bocca",
diretto e interpretato da Gabriele Lavia, che ha preso spunto
dal proprio spettacolo teatrale tratto dal dramma borghese di
Luigi Pirandello. Sullo schermo, dunque, la riflessione sulla
vita e la morte nel dialogo di un uomo malato di tumore con un
casuale avventore del caffè di una stazione.
"Una stazione della nostra vita dove ci può essere un treno
virtuale per andare oltre, altrove. Quello che è l'altrove non
si sa": così l'attore e regista parla del film, girato
interamente in un capannone della zona industriale di Modugno,
dove la stazione che fa da scenografia al racconto è stata
interamente realizzata in 3D e un'altra parte di scenografia
prenderà vita grazie alla tecnica del 'green screen': "Questo è
un mistero per me - ammette Lavia - dall'altra parte c'è tutta
una stanza verde" e "contiene semplicemente venti metri di
binari veri. Poi, con sistemi della virtualità, il treno e il
maltempo saranno messi al posto del verde", dunque un "treno
virtuale" che rappresenta la vita, "una stazione in cui si trova
un uomo per andare oltre se stesso. Questo oltre se stesso può
essere un grado di conoscenza maggiore ma può essere anche la
morte di un momento, perché ogni stadio della vita che ognuno di
noi supera è una morte".
Con Lavia anche Michele Demaria e Rita Palasciano, in un film
con la fotografia di Tommaso Lusena De Sarmiento, scenografia di
Dario Curatolo e costumi di Angela Tommasicchio, prodotto da One
More Pictures con Rai Cinema, production service della Dinamo
Film e sostegno logistico di Apulia Film Commission.
"Amo molto Bari - dice Lavia parlando della sua esperienza
pugliese - le sue tipiche orecchiette con le cime di rape, molto
più buone del film", scherza. E annuncia che tornerà nella
prossima stagione con un suo spettacolo nel restaurato teatro
Piccinni.
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