Da lunedì scorso tra gli alunni della
seconda elementare della scuola Fraccacreta di Bari-Palese, c'è
solo una bambina "costretta" a seguire le lezioni da casa, a
distanza, mentre tutti gli altri suoi 22 compagni di classe sono
in aula, in presenza. Il motivo si intreccia con l'ordinanza
regionale che il 5 gennaio, disponendo per tutti la Didattica
integrata digitale (Did), ha stabilito che per le scuole
elementari e medie i genitori potessero optare per la frequenza
in presenza ma solo facendone esplicita richiesta e, in entrambi
i casi, senza poter cambiare idea. E così il 6 gennaio la mamma
e il papà della piccola, che ha 7 anni, hanno scelto la Did.
Poi, due giorni dopo, essendosi accorti che la loro figlia era
l'unica a restare a casa, e avendo avuto rassicurazioni sul
corretto svolgimento delle lezioni in presenza, hanno cambiato
idea. La preside, però, seguendo anche quanto stabilito
dall'ordinanza, cioè che la scelta fatta non si può cambiare,
non ha più ammesso la bimba in classe. E ora i suoi genitori
hanno scritto anche al ministero dell'Istruzione per porre
rimedio a questa "discriminazione".
"Sappiamo bene di non aver correttamente ottemperato alla
richiesta di effettuare una scelta sulla didattica in presenza",
scrivono i genitori nella lettera al ministero, "ci aspettavamo
però da parte della scuola un atteggiamento più umano e una
maggiore sensibilità per evitare un atto discriminatorio nei
confronti della bambina che sta vivendo un disagio e un periodo
difficile", anche perché "vede tutti i suoi compagni presenti in
aula".
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